giovedì 21 agosto 2014

Capitolo 8 - Insieme nella notte

Il sole era tramontato dietro ai profili dei grattacieli che si innalzavano silenziosi sopra la città in movimento. Piccole e grandi luci si erano accese una dopo l'altra nel buio della notte segnalando dove la razza umana aveva imposto prepotentemente la sua presenza facendo sfoggio della sua principale abilità: la capacità di adattarsi e adattare il mondo per sopravvivere.
Annabeth prese un sorso di caffè bollente dalla tazza mentre i suoi occhi scrutavano attenti oltre i vetri della finestra della grande sala.
Odiava il caffè americano, chicchi sciacquati in un litro d'acqua, una brodaglia sporca aggiustata con un po' di latte o panna e zucchero. Si ripromise di cercare la moca che aveva riposto negli scatoloni in soffitta, non poteva continuare a bere quella schifezza.
Andò in cucina e svuotò la tazza nel lavandino.
Morrigan si sedette accanto a lei e la fissò incuriosita, così la sua padrona le diede una grattata dietro le orecchie per farla contenta.

Vincent si stava ancora preparando: la ragazza trovava divertente che passasse delle ore a fare il bagno e che ci mettesse un esagerazione a scegliere cosa indossare. Si chiese se si preoccupasse così tanto per fare una buona impressione agli abitanti del nuovo mondo a cui ora apparteneva o se fosse sempre stato così difficile trascinarlo fuori di casa in tempi ristretti.
Loki si arrampicò sui suoi pantaloni e la scalò letteralmente per potersi strusciare contro la sua faccia. Annabeth lo prese in braccio e si andò a sedere sul divano.
Bisognava anche tenere conto del fatto che quando Vincent era andato a farsi il bagno Sequana si era tuffata con lui facendogli fare un salto fuori dalla vasca. Probabilmente gli ci sarebbe voluto un po' di tempo prima di abituarsi alla convivenza con tutti quei gatti.
In realtà uno dei motivi per cui lo aveva scelto era proprio il fatto che fosse un veterinario, sperando che condividere l'appartamento con ventisette felini non lo avrebbe traumatizzato troppo. Senza contare poi il vantaggio che ne avrebbero tratto loro.
La ragazza posò il dispettoso gattino sul divano e prese dalla tasca il segnalibro che Beatrix le aveva consegnato. Con attenzione lo sfilò dal rivestimento di plastica e lo aprì: come le era stato annunciato all'interno c'era solo un nome, Ronald Morris, non le diceva nulla. Sapeva però dove cercare per saperne di più.
Vincent entrò il sala tenendo in collo un enorme Maincoon di dodici chili.
- Questo ancora non lo aveva conosciuto.- disse - L'ho trovato nella mia cassettiera che dormiva sui miei golf.-
Lo mise per terra e il grosso felino gli lanciò un'occhiataccia, come se si fosse risentito per il trattamento ricevuto, poi andò al distributore di croccantini con fare offeso.
- Lui è Bacco.- rispose lei con un sospiro - E ama soggiornare negli armadi, specialmente se ci sono vestiti da poter riempire di peli. Ti terrà il muso per un po', ma basta che gli dai qualcosa da mangiare per fartelo amico.-
Si alzò dal divano e squadrò il suo Cucciolo: indossava un paio di pantaloni neri piuttosto attillati e un paio di scarpe da tennis di un colore improponibile, tipo giallo fosforescente e verde a trama scozzese; si era messo poi una camicia sobria grigio chiaro accompagnata però da un gilet nero con gli inserti anteriori molto simili per colore e motivo a quelli delle scarpe e un buffo cappello nero a tesa larga.
- Terribile.- commentò lei.
- È spiritoso.- osservò lui orgoglioso.
Lei sospirò.
- Diciamo così.- rispose con un lieve sorriso - Andiamo ora.-
Vincent la guardò mentre si avviava verso l'attaccapanni vicino alla porta per prendere la borsa.
Si era sciolta i capelli che ora le cadevano lunghi e morbidi fino ai fianchi. Aveva cambiato anche abiti: indossava dei pantaloni di pelle o simili con un intreccio di stringhe di lato, sandali neri con tacco alto e una bella camicia rossa con scollo e maniche elaborate sotto un sottobusto nero ricamato. Era molto bella, incredibilmente bella e Vincent si sentì a disagio nel pensare che lei avrebbe potuto intuire quella strana sensazione si calore che avvertiva ogni volta che le stava accanto.
Ma Anna non disse nulla, aprì la porta e attese che lui si decidesse ad uscire per poter richiudere con due mandate. Non che fosse poi necessario, se qualcuno si fosse azzardato ad entrare avrebbe trovato Morrigan ad attenderlo, un felino semi-selvatico di 15 chili e lungo più di un metro che non si sarebbe fatto troppi problemi ad assaggiare un po' di umano.
Scesero le scale dell'elegante palazzo; attraverso le porte giungevano voci di bambini e adulti e una grande varietà di rumori diversi. Al contrario i passi di Anna erano incredibilmente silenziosi nonostante i tacchi, sembrava quasi galleggiasse nell'aria.
- Andremo a piedi, il locale non è distante da qui.- disse lei rompendo il silenzio della loro discesa.
- Ok.- rispose prontamente lui - Una cosa, però.- aggiunse poi dopo una breve pausa - Giusto per curiosità, tu hai una macchina? O la patente?-
- Ho imparato a guidare nel 1899.- rispose lei - Anche se le macchine erano un po' diverse al tempo. E sì, ho un'auto, ma preferisco usarla il meno possibile, odio cercare parcheggio.-
Uscirono dal grande portone e si ritrovarono nella notte.
Era una sensazione piacevole, almeno così riteneva Vincent. Per tutta la vita era stato sempre affascinato dalle tenebre, ma allo stesso tempo aveva sempre avuto nei loro confronti una sorta di istintivo timore reverenziale, mentre adesso si sentiva completamente a suo agio, nel suo elemento.
- Di qua.- lo guidò Anna.
Si incamminarono per la stretta strada dissestata.
Pareva che non ci fossero molte persone in giro, qualche macchina solitaria sfrecciava di tanto in tanto accanto a loro illuminando il cammino con i fari per poi scomparire dietro una curva.
Nella fresca aria autunnale si intuiva un vago odore di fiori e uno più prepotente di carne arrostita, mescolati al solito tanfo che dominava ogni vicolo della città.
Vincent guardava Anna camminare silenziosa con la mente persa in qualche pensiero distante, così pensò che fosse il momento per fare qualche domanda.
- Questo posto dove stiamo andando è sotto terra come il Municipio? Cioè, tutta la Comunità è così?-
La ragazza parve rinvenirsi da un mondo distante.
- No, non è proprio così.- esitò un attimo per riordinare le idee prima di lanciarsi in un tentativo di spiegazione - Facciamo un passo indietro: la Comunità non è un posto com l'America o l'Europa è una sorta di organizzazione mondiale. Devi sapere che noi siamo molto pochi, diciamo un settanta-ottanta milioni in tutto il mondo. Ora, senza stare a lanciarmi in statistiche e distribuzioni geografiche, quello che devi capire è che prima che esistessero i grandi mezzi di comunicazione e la possibilità di spostarsi in modo sicuro e rapido, la Comunità non esisteva: vi erano piccoli governi a livello locale e ognuno si occupava di amministrare il suo piccolo gruppo. Mi segui fin qui?-
- Quasi: quanto piccoli?-
- Ti faccio un esempio: in Inghilterra il centro nevralgico era una cittadina vicino Londra. Da tutta l'Inghilterra la nostra gente si riuniva lì e poi cacciavamo a Londra o in paesini vicini. Ovviamente ci spostavamo anche, ma alla fine quello era il nostro punto di riferimento.-
Vincent ci pensò un po' su.
- Fammi vedere se ho capito: praticamente in Germania, Francia, Spagna ecc. c'era una città in cui tutti i Vampiri erano riuniti e da dove era amministrato il governo. Dico bene?-
- Esatto, anche se la Germania non esisteva ancora. Ad ogni modo, ad oggi la Comunità è un'organizzazione a livello mondiale che governa su tutti i Vampiri. Per ogni continente...più o meno...semmai te lo spiego meglio poi, ci sono tre rappresentanti che si riuniscono nel Senato e decidono delle leggi e così via. I Senatori sono eletti da altri Senatori per merito, nome o altro e stanno in carica circa dieci anni, poi possono essere rieletti o sostituiti. I Senatori sono sia Patriarchi che Trasformati, anche se i primi sono più numerosi.-
Anna fece una breve pausa per ripassare mentalmente quello che aveva detto, poi riprese la spiegazione.
- Quindi come puoi capire la Comunità non ha luoghi definiti; a parte il centro nevralgico sotterraneo, ci mescoliamo agli umani pur mantenendo la nostra identità. Per quanto riguarda il nostro bar è un locale normalissimo, ma gestito da Vampiri che tra l'altro non fanno parte della Comunità, ma degli Indipendenti.-
Vincent era appena riuscito a capire qualcosa di quel mondo e già era di nuovo nella totale confusione.
- E gli Indipendenti sarebbero...?-
Anna sbuffò pensierosa.
Quella era una domanda insidiosa, neanche lei conosceva di preciso la risposta, tuttavia mise insieme quel poco che sapeva per cercare di dargli un'idea.
- Vedi, chi appartiene alla Comunità è registrato al Municipio e dal momento che entra nel registro deve sottostare a determinate regole e leggi. Gli Indipendenti si rifiutano di ubbidire a tali leggi, quindi fanno richiesta di cancellazione dal registro e sono considerati a tutti gli effetti al di fuori della Comunità. Questo ovviamente li esonera da tutti gli obblighi a essa legati, ma li priva anche dei benefici. In oltre la Comunità è molto severa con gli Indipendenti che fanno un torto nei confronti dei suoi membri, ma questo è un discorso lungo e complicato. Ti basti sapere che c'è una sorta di guerra fredda tra Indipendenti e Comunitari anche se poi alcuni di questi ultimi parteggiano per l'altra fazione. Te l'ho detto, è una situazione contorta e io non mi intendo di politica.-
Vincent scrutò il volto della sua Maestra senza proferire parola: intuiva una piega dolorosa nella controllata espressione del suo volto, come se cercasse in tutti i modi di ostentare una serenità che non le si confaceva.
Il giovane aveva sempre avuto una sorta di intuito nel leggere le persone e a pelle avrebbe detto che sotto la quieta superficie Anna nascondesse una battaglia che le dilaniava l'anima.
Avevano camminato per parecchio tempo e ora le macchine erano proprio sparite dalla strada. Ogni tanto se ne vedeva una parcheggiata con i finestrini appannati, ma per il resto il quartiere sembrava deserto.
Si erano allontanati molto dalla casa di Anna e qui i palazzi sembravano diversi: erano più bassi e tozzi, con le persiane scrostate e le facciate in mattoni rossi. Anche le strade si erano fatte più strette e i lampioni più frequenti. L'aria odorava di umido e di cemento e di olio per motori.
La ragazza si fermò un attimo al bivio a leggere le strade per svoltare poi a destra.
Vincent la seguì meccanicamente con la testa altrove; si domandava se fosse il caso di spingere su quegli argomenti che parevano turbarla oppure se fosse il caso di evitarli. Si rendeva conto di illudersi: lui non era speciale. Certo, era stato il suo primo Cicciolo, ma se non fosse stato lui sarebbe stato qualcun altro, non significava comunque nulla. Quella strana ragazza che in realtà era una donna di più di trecento anni aveva camminato a lungo su quella terra e se la sua scelta era quella di tacere ciò che la turbava non sarebbe stato lui a farle cambiare idea.
Non era la prima volta che faceva quel ragionamento, ma continuava a provare una sorta di dolore nell'arrivare alla conclusione di essere per lei uno fra tanti, probabilmente perché avrebbe voluto essere speciale.
Per cercare di distogliere l'attenzione da quei pensieri fece per chiedere ad Anna quanto mancasse ancora per arrivare al locale, ma prima che potesse farlo alle sue orecchie giunse un lontano fruscio di voci accompagnato in sottofondo da un qualche tipo di musica.
- Bene, temevo ci fossimo persi.- commentò la ragazza - Vediamo che nome gli hanno dato questa volta.-
Fecero ancora un centinaio di metri prima di svoltare l'angolo e imbattersi nell'insegna luminosa che recava la scritta "The shining lantern".
- Già, non mi piace.- commentò lei con disappunto.
Fuori dalla porta erano accalcati un branco di ragazzi, Sapiens a giudicare dall'odore, vestiti in stile dark che stavano fumando con in mano il bicchiere.
Vincent si portò una mano al volto e cominciò a tossire: il tanfo di fumo, alcol, gel per capelli e vomito gli era penetrato nelle narici facendogli bruciare la gola e gli occhi.
Annabeth gli posò una mano sulla spalla e lo guidò all'interno. L'assenza del fumo consentì al ragazzo di riprendersi un po' e potersi dare un'occhiata intorno. Per essere un bar di giovani il volume della musica era incredibilmente basso e non c'era neanche la nebbia artificiale o porcherie simili.
- È un bar fatto apposta per noi, non ci sono tutti quegli elementi che ci infastidiscono.- disse Anna forse intuendo i suoi pensieri, forse leggendoli direttamente - Stai meglio?-
- Sì, il fumo mi aveva steso.-
- Devi imparare a controllare i sensi in modo da poterli acuire o depotenziare all'occorrenza.- rispose lei - Faremo degli esercizi a casa. Andiamo a bere qualcosa.-
Si avviarono al balcone.
Il locale era pieno: a naso Vincent poteva dire che la maggior parte dei presenti erano Sapiens, ma aveva individuato un gruppetto di cinque Vampiri ad un divanetto nell'angolo e un'altro paio erano seduti a un tavolo in disparte.
Anche il barman che li accolse prima con un sorriso e poi con un enorme sorriso stupito era uno di loro.
- Annina! Allora è vero che sei tornata!-
Si protese oltre il bancone per abbracciare la ragazza che lo accolse con un affettuoso sorriso.
- Certo che le voci girano.- osservò baciandolo sulle guance.
Beh, lo sai, mi tengo sempre aggiornato.- disse ammiccando, poi si rivolse a Vincent - E tu devi - essere il suo Cucciolo, tra i Vampiri non si parla d'altro. Io sono Lloyd, un vecchio amico di Anna.-
- Vincent.- rispose l'altro stringendogli la mano.
Lloyd aveva un bel sorriso aperto e una stretta vigorosa. Era molto alto, sicuramente più di un metro e ottanta, e aveva due stalle larghe come un armadio a due ante, una montagna di muscoli.
Portava i capelli di un biondo slavato tagliati a spazzola e sotto le spesse sopracciglia spuntavano due vivaci occhi neri.
- Ti faccio due speciali della casa?- chiese.
Anna si appoggiò al bancone sporgendosi un poco in avanti e facendo contorcere lo stomaco a Vincent.
- Due speciali e cinque minuti del tuo tempo.- rispose lei.
Lui le lanciò un'occhiata curiosa.
- Puoi avere tutto il tempo che vuoi, cucciola, dovresti saperlo.-
- Si tratta di una cosa di cui non possiamo discutere qui.- rispose piegando un poco la testa di lato.
L'uomo aggrottò le sopracciglia.
- Ok, possiamo andare sul retro.- poi lanciò un'occhiata a Vincent - Tanto per chiarirci non abbiamo intenzioni sconce, mia moglie si incazzerebbe di brutto.- disse e scoppiò a ridere.
Anna guardò il suo Cucciolo e gli sorrise.
- È meglio che tu non conosca l'argomento della conversazione, ma non temere, ci vorrà poco e poi ci godremo il resto della serata.-
- Non c'è problema.- rispose lui, forse un poco troppo in fretta.
Si rendeva conto di provare un poco di gelosia, ma la cosa più che turbarlo lo stupiva visto che conosceva Anna da appena tre giorni.
Lloyd torno con due bicchieri pieni di una bevanda rosso scuro.
- Ti piacerà.- disse - E lei, signorina, venga con me.-
La ragazza salutò Vincent con un cenno della mano mentre prendeva il braccio che l'uomo le offriva e lo seguiva dietro al bancone.
Il ragazzo si portò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso. Il barman non aveva mentito, era favoloso, ma probabilmente trovava che fosse la cosa più buona che avesse mai bevuto perché l'ingrediente principale del cocktail era sangue umano con aggiunta di mirtillo e vodka. Ad ogni modo se ne sarebbe scolato una pinta.
Si guardò intorno incerto sul da farsi; magari avrebbe dovuto prendere un tavolo per dopo o forse avrebbe dovuto aspettare vicino al bancone così Anna lo avrebbe trovato subito. Poi pensò che quell'ultimo ragionamento fosse un po' stupido visto che lei era il suo Maestro.
Così si avviò verso un tavolo libero e si sedette.
Si sentiva fuori posto: i locali erano sempre stati una sorta di tabù per lui visto che doveva seguire una dieta controllata e rigidi orari di riposo per la dialisi. In più non era sicuro di apprezzare lo stile dark-punk degli avventori del locale, tutti quei richiami alla morte e alla religione pagana gli erano sempre sembrati insulsi e ora che era un Vampiro le cose non erano cambiate.
D'un tratto sentì qualcuno toccargli la spalla: seppe istintivamente che non era Anna quindi sobbalzò e si voltò di scatto per trovarsi davanti una ragazza dal sorriso beffardo.
- Ti ho fatto paura?-
Era un Vampiro, un cucciolo probabilmente. Di sicuro era molto giovane, aveva lunghi capelli biondi sopra e neri sotto con delle ciocche fucsia sparse.
- Mi hai sorpreso, sì.- rispose lui.
Lei rise forte. Indossava un vestito striminzito con uno scollo vertiginoso, anche se non aveva molto da mostrare, e una gonna cortissima.
- Ti ho visto entrare con con una donna, è il tuo Maestro o la tua ragazza?- chiese lei.
- Il mio Maestro.- rispose lui - L'aspetto mentre sbriga una faccenda.-
La ragazza si appoggiò al tavolo.
- Beh, quindi sei libero, no? Dico, di venirti a sedere con me.-
Vincent esitò lanciandosi un'occhiata intorno.
- Uhm, sì, ma non so se è il caso...-
Lei mise su una specie di finto broncio e gli fece gli occhi dolci.
- Su, chiacchieriamo solo un po', mica facciamo niente di male.-
Il ragazzo si sentì scortese a rifiutare e anche un po' lusingato dalle attenzioni della ragazza, così si disse che tanto Anna lo avrebbe trovato comunque nel locale, anche se si fosse spostato da un'altra parte.
- Ok, d'accordo.-
Lei gli fece cenno di seguirlo, così lui prese il suo drink e andò a sedersi con lei su uno dei divanetti. Non era molto comodo, ma decise che non era il caso di lamentarsi. Poggiò il bicchiere sul tavolinetto davanti a lui e osservò la ragazza più da vicino: aveva decisamente troppo trucco sugli occhi.
- Allora, sei nuovo di qui?- domandò la giovane accavallando le gambe.
Il ragazzo si chiese come facessero le donne a portare certi tacchi, lui di sicuro si sarebbe rifatto i connotati contro il marciapiede.
- Sì, cioè no, vivo in città da tanto, ma sono stato mutato da poco.-
- Immaginavo.- rispose lei - Comunque io sono Laila, è il nome che mi ha dato il mio maestro.-
- Vincent.-
Lei si chinò in avanti e prese il bicchiere del ragazzo e bevve un sorso.
- A positivo, è un gruppo che mi piace molto, il primo di cui mi sono nutrita dopo essere stata trasformata.- sospirò - Molto comune lo so, i veri intenditori preferiscono gruppi più ricercati.-
Lui la guardò perplesso. Aveva trovato l'unica Vampira svitata del locale o era stato fortunato a conoscere Anna e i fratelli Swift? Laila pareva parlare come un vampiro da film horror di serie B, sperò per lei che fosse solo ubriaca.
- Dimmi, come ti sembra la tua nuova vita?- chiese ammiccante.
Vincent si strinse nelle spalle.
- Nuova per ora. In realtà sono stato trasformato meno di tre giorni fa, quindi non saprei che dire.-
- Meno di tre giorni fa?- domandò lei ridendo - Cavolo allora sei proprio un novellino. e la tua maestra come ti tratta?-
- Bene, lei è molto gentile e premurosa.- esitò un attimo - E il tuo Maestro.-
- Oh, lui è favoloso.-
Laila bevve un altro sorso del suo drink prima di posarlo su tavolo, poi si lasciò cadere contro lo schienale del divanetto.
- Era il mio amante prima di trasformarmi. Purtroppo è molto occupato, così finisce per trascurarmi un po', ma io trovo sempre il modo di occupare il tempo.-
Si sporse un poco verso di lui.
- E tu?- chiese - Quale è la tua storia? Come sei stato trasformato?-
- Sono stato investito da un'auto e mi sono dissanguato, poi Anna mi ha mutato.-
- Intrigante.-
Si protese verso di lui fino a portarsi a pochi centimetri dalla sua faccia. Il suo aliti odorava di mirtillo e alcool e menta fresca.
- Quindi devo supporre che ancora non hai scoperto qual è la parte migliore di questo nuovo corpo...-
Vincent deglutì e si scostò un poco.
- Beh, io non...-
Lei gli si fece più vicina.
- Adoro i verginelli, sono così imbranati e innocenti, ma se mi lasci fare ti regalerò l'esperienza migliore della tua vita.-
Gli leccò l'orecchio mentre la sua mano correva sulla sua coscia. Lui la fermò e cercò di alzarsi con scarso successo. Era molto più forte di quello che sembrava e pareva non durare alcuna fatica nel tenerlo seduto al suo posto.
Laila gli si strusciò addosso.
- Tra poco mi ringrazierai.- gli sussurrò all'orecchio
Le mani della ragazza andarono all'allacciatura dei pantaloni mentre Vincent cercava di divincolarsi senza sapere cosa fare per liberarsi.
La ragazza gli premette una mano sul petto fermandolo contro la la spalliera e gli passò la lingua sul collo mentre i suoi canini scende dall'arcata dentaria preparandosi a mordere.

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