- Ti sei cambiata.-
Con quelle parole Beatrix accolse l'arrivo di Annabeth nella sala. La ragazza si andò a sedere sul divano poco distante dalla poltrona sulla quale la sua interlocutrice stava sdraiata leggendo un libro dalle pagine ingiallite.
Ho molto apprezzato il tuo prestito.- disse accavallando le gambe - Ma temo che il color pesca non faccia per me. Inoltre sono più comoda nella mia taglia.-
L'altra sorrise chiudendo il volume e posandolo sulle sue ginocchia.
Non mi offendo, ognuno è fatto a suo modo.- fece una breve pausa - Col Cucciolo è andata bene, vedo. Ha anche un nome?-
Elia.-
- È un bel nome.- Beatrix fece una smorfia di disappunto - Peccato.-
Annabeth si strinse nelle spalle.
- Alla fine è solo un nome.- commentò.
- Quello che noi chiamiamo rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe comunque il suo dolce profumo. Shakespeare.-
La ragazza la scrutò a lungo prima di porre la domanda che le girava per la testa. Al contrario di Beatrix che pareva ignorare completamente il concetto di tatto, almeno quando erano insieme, lei si preoccupava molto che quello che diceva non ferisse la sua ospite.
- Perché le citazioni?- domandò infine.
- Perché sono saccente.- rispose l'altra - Mi è sempre piaciuto leggere e ostentare il mio sapere. È una forma di vanità. Ma con Margaret era diventato un gioco, era molto colta.-
Annabeth doveva guardarla in modo davvero strano perché la fanciulla scoppiò a ridere.
- Non te l'aspettavi? È raro che qualcuno ammetta così palesemente i suoi difetti, ma in fondo sono molto migliore di chi prova a nasconderli senza tuttavia porvi rimedio.-
L'aveva giudicata male? Per tanto tempo aveva pensato che fosse solo una ragazzina altezzosa e saccente, ma c'era qualcosa di incredibilmente genuino e concreto in lei. Non poteva biasimarla per il suo atteggiamento, essere o essere stata un Cucciolo non doveva essere stato facile per lei in quell'ambiente, in qualche modo aveva dovuto compensare. Ovviamente da li a fidarsi ne correva di acqua, ma la gentilezza che le aveva mostrato in quell'occasione l'aveva piacevolmente stupita. Sperava solo non fosse una meschina strategia.
- Tè?- chiese Beatrix.
- Per ora no, aspetto che Elia abbia finito in bagno.-
- È lì dentro da più di un'ora.- osservò l'altra - Penso avesse bisogno di un po' di tempo per pensare e riprendersi. È un'esperienza dura.-
Sigmund entrò nella stanza con in mano una cartellina trasparente contenente alcuni fogli stampati.
- Ecco i moduli.- disse passandola ad Annabeth - Ne tengo sempre un paio di copie in casa perché al Municipio c'è sempre un sacco di coda.-
La ragazza prese il fascicoletto e lo sfogliò in fretta.
- Odio gli incartamenti.- commentò - Finisce sempre che c'è qualcosa che non va.-
La serratura del bagno scatto e Sigmund fece cenno alla sua ospite di rimanere seduta mentre andava incontro a Elia. Si scambiarono un paio di frasi, poi il ragazzo raggiunse la sua Maestra mentre l'altro saliva su per le scale.
Anna gli sorrise.
Era strano vederlo con quei vestiti di foggia antiquata, ma la misura era quasi quella giusta e tutto sommato gli stavano bene. La camicia bianca col colletto alla diplomatica, i pantaloni neri più stretti sui polpacci, gli stivaletti di pelle e il gilet nero erano un po' troppo formali per lui, ma si ripromise di comprargli qualcosa di adatto e in stile col mondo a cui apparteneva adesso.
Gli fece cenno di sedersi accanto a lei.
- Come ti senti?- chiese gentile.
- Meglio.- rispose lui prendendo posto e assumendo una postura un po' rigida a causa del disagio - Ancora stordito, ma meglio.-
Cercava di non guardare Beatrix: il suo sguardo era come una lama che ti frugava l'anima e lui non si sentiva in grado di affrontare i suoi occhi in quel momento.
- Avrai molte domande.- osservò Annabeth con un sorriso gentile - Forse dovrei farti un discorso introduttivo, ma temo di non essere la persona più adatta e l'argomento di per sé è piuttosto vasto. Credo che la cosa più opportuna sia lasciare che sia tu a porre le domande, poi col tempo affronteremo ogni argomento in maniera opportuna.-
Elia la guardò a disagio per qualche istante: non era un tipo timido, la sua condizione non gli aveva mai permesso di concedersi questo lusso, ma c'era qualcosa di diverso in quella circostanza. Era come se percepisse la presenza fisica della ragazza accanto a lui, ma su un piano completamente diverso da quello percettivo fisico. Inoltre nutriva un senso di istintivo rispetto reverenziale nei suoi confronti e non sapeva nemmeno il perché. Tutto questo lo turbava e confondeva ulteriormente.
- Questo...rapporto...di Maestra e...Cucciolo hai detto?..non credo di aver capito come funziona.-
Le due donne si scambiarono uno sguardo prima che Annabeth rispondesse.
- Quando sei stato investito ti sei dissanguato. Normalmente l'avrei fatto io di persona, ma le circostanze è capitato che non fosse necessario. A seguito di ciò ti ho fatto ingerire il mio sangue che contiene il virus di cui ti dicevo. Non saprei dirti come questo crei il legame, ci sono molti studi a riguardo e nessuno è definitivo, ma il risultato è che per un periodo di circa cento anni saremo vincolati.-
- Un vincolo di sangue.- osservò Beatrix quasi divertita.
Annabeth le lanciò un'occhiata interrogativa prima di proseguire con la sua spiegazione.
- Già. Come ti ho accennato questo comporta vantaggi e svantaggi. I vantaggi sono che riuscirai sempre a trovarmi e io sarò in grado di fare lo stesso con te nel caso sia necessario e che sarà mia responsabilità occuparmi delle tue necessità e della tua educazione, ma allo stesso tempo vi è lo svantaggio per te di essere soggetto a un certo controllo da parte mia. Mi spiego meglio: se impartito in un certo modo saresti costretto a obbedire a ogni mio ordine e nel caso tu non volessi potrei costringerti o punirti inducendoti a credere di provare un dolore atroce. Ci tengo a dire che non sono quel tipo di Maestro, ma altri lo sono ed è bene che tu lo sappia visto che potresti doverti confrontare con i loro Cuccioli.-
- È una sorta di forma di schiavitù.- osservò lui piuttosto turbato.
- In un certo senso lo è.- confermò Beatrix - Sono stata un Cucciolo molto tempo fa e sono stata molto fortunata che il mio Maestro fosse mio fratello. Alcuni che conobbi in quei tempi vissero esperienze terribili a causa della scelleratezza di coloro che li avevano trasformati. Faccio del tè?-
Annabeth continuava a stupirsi di come la fanciulla riuscisse a saltare da un argomento all'altro con tanta leggerezza. Raramente le era capitato di frequentarla in luoghi pubblici e in quelle circostanze era stata quasi infastidita dall'esasperata cortesia che ostentava, ma anche in quel caso non aveva potuto fare a meno di notare la disinvoltura con la quale riusciva a indirizzare la conversazione nella direzione che lei desiderava.
Si ritrovò a pensare che se davvero era stata sincera nel rivelarle il sua astio nei confronti della Comunità, avrebbe dovuto imparare molto da lei.
- Sì, grazie.- rispose.
Beatrix rivolse ai suoi ospiti uno di quegli strani sorrisi che era solita dispensare e si diresse in cucina.
Annabeth tornò a rivolgere la sua attenzione verso Elia che pareva essere piuttosto stordito dagli eventi.
- Sono stata abbastanza esaustiva o vuoi che ti rispieghi qualcosa?- chiese gentile.
Lui annuì un paio di volte pensieroso.
- Abbastanza.- rispose - Quindi mettiamo che io ti disobbedissi per qualche motivo, tu potresti...uhm...tipo uccidermi con la forza della mente?-
- Non è proprio così che funziona. Comunque no, potrei farti impazzire, ma non ucciderti.-
- E potresti...tipo...costringermi a suicidarmi?-
- No. Si tratta di una sorta di potente ipnosi, non posso costringerti a fare quello che non è nella tua natura. Tra l'altro, come ti ho già detto non ho intenzione di costringerti a fare nulla.-
- Sì sì, certo.- rispose lui mettendo le mani avanti - Era per capire, ora mi è tutto chiaro.-
- Bene, passiamo ad altro? Immagino avrai molti dubbi.-
Era così.
Elia aveva una tale confusione in testa che si sorprendeva quasi di riuscire a stare lì seduto a conversare. Avrebbe voluto saltare, urlare, piangere, cantare, correre fino a sentirsi mozzare il fiato e poi lasciarsi cadere a terra sul marciapiede, ma soprattutto aveva fame di risposte, una fame paragonabile a quell'indomabile smania che aveva provato alla vista del sangue.
Gli era difficile credere che tutto quello che gli stava accadendo fosse vero, ma sapeva che lo era e aveva fretta di capire, di imparare, di esplorare quel mondo nuovo e pieno di opportunità che gli si apriva davanti.
- Ho molto da chiedere infatti, prima però volevo farti una domanda personale, se mi è concesso.-
- Ma certo, fai pure.- rispose Anna circospetta.
- Forse è un po' maleducato, ma tu quanto tempo fa sei stata trasformata?-
La ragazza sorrise, un sorriso strano, quasi imbarazzato mentre scuoteva la testa leggermente.
- Se vuoi sapere quanti anni ho, ne ho trecentocinquantotto, ancora da compiere. Tuttavia io non sono stata mutata, io sono nata da una famiglia di Vampiri, una stirpe di sangue pura, ossia senza mutazioni, da più di tredici generazioni.-
- Sì, possiamo avere figli.- intervenne Beatrix portando un vassoio con una teiera in porcellana dipinta e le sue tazzine coordinate così come il bricco del latte e la zuccheriera - Come Annabeth ti avrà certamente detto noi non siamo morti, apparteniamo semplicemente a una specie diversa rispetto ai Sapiens, Homo emophilus. Non siamo comunque esenti dalle loro debolezze e dai loro difetti sebbene il nostro intelletto sia, teoricamente, superiore. Vi è una profonda spaccatura nella nostra società tra i Trasformati, cioè coloro che sono stati Cuccioli, gli Spuri, cioè i figli di trasformati, e i Patriarchi, ciò coloro che discendo da una famiglia di vampiri da almeno otto generazioni. Purtroppo dovrai farci l'abitudine, ma il prestigio della tua maestra dovrebbe giovarti. Ad ogni modo non è il caso di tediarti ora con queste problematiche sociali, ti verrà spiegato tutto a tempo debito. Scegliete pure il tè che preferite, io vado a prendere qualcosa da mangiare.-
Ciò detto come era arrivata tornò in cucina.
Elia era più confuso di prima, ma decise di accantonare la faccenda per il momento e fare una domanda che gli premeva maggiormente.
All'invito di Anna fece scorrere le dita fra le bustine accuratamente riposte in una bella scatola di ciliegio intarsiata e laccata, dopo di che scelse un banalissimo Earl gray.
- Quindi quali sono le differenze tra i vampiri dei racconti e quelli reali?-
- Sono moltissime.- rispose la ragazza scegliendo una bustina di Lady gray e versando l'acqua bollente della teiera prima al suo Cucciolo e poi nella propria tazza - Le similitudini stanno nel fatto che siamo più forti dei Sapiens, più veloci e più agili. Abbiamo capacità rigenerative dei tessuti estremamente migliori e capacità di apprendimento estremamente maggiori. Viviamo molto a lungo, io sono giovane, ma Beatrix ad esempio ha più di cinquecento anni e ho conosciuto Vampiri più vecchi. Ci vediamo molto bene al buio, quindi di solito ci nutriamo la notte per un vantaggio sulle nostre prede. Inoltre dobbiamo chiedere il permesso per entrare nelle case dei Sapiens: è un concetto un po' complicato, te lo rispiegherò più avanti. Passando alle differenze non ci trasformiamo in pipistrelli, il sole è fastidioso per noi come per gli albini perché non abbiamo melanina nella pelle, ma non ci carbonizza, l'aglio ha solo un odore sgradevole, il frassino e alcune erbe possono essere dannosi per noi, ma non ci uccidono, per quello occorre la decapitazione o il dissanguamento, e il cucchiaino che stai maneggiando è d'argento. Se poi hai seguito un po' della letteratura moderna sui vampiri ti porrai anche delle domande su eventuali fantapoteri che potremmo avere e in effetti abbiamo delle abilità particolari, ma la magia non c'entra nulla.-
Elia prese un sorso dalla sua tazza mentre Beatrix tornava con un vassoio di dolcetti e tramezzini.
Alla vista del cibo il ragazzo sentì lo stomaco brontolare per la fame.
- E mangiamo.- commentò Beatrix posando le vivande sul tavolinetto - Anzi probabilmente dovrai mangiare di più in quanti il nostro organismo ha bisogno di molte più calorie rispetto a quello dei Sapiens. Ti basti pensare che abbiamo un complesso sistema termoregolatore che ci consente di sopportare senza problemi temperature tra i meno quattro e i più quaranta gradi Celsius e questo richiede molte energie.-
Annabeth la osservò dubbiosa.
- Quando hai preparata tutto questo?- chiese.
- Durante la mutazione, immaginavo avrebbe avuto fame dopo.- rispose la fanciulla versando l'acqua bollente nella tazza - Essere stata un Cucciolo ha i suoi vantaggi, si conoscono molte cose e si può aiutare il nuovo arrivato a sentirsi a proprio agio.-
Più che sentirsi a suo agio, davanti a quella strana ragazza Elia aveva l'impressione che gli si contorcessero i visceri. C'era qualcosa di sinistro in lei, di oscuro e misterioso. Non avrebbe saputo dire di preciso di cosa si trattasse, ma era spiacevole: forse dipendeva dall'agghiacciante spaccatura tra la dolcezza dei suoi lineamenti e il gelo dei suoi occhi, profondi come un baratro e antichi come le stelle.
Cercò di concentrarsi sul cibo.
- Vanno bene le usanze inglesi, ma da che ricordo il tè si prende alle cinque del pomeriggio, non alle tre del mattino.- osservò Sigmund facendo il suo ingresso.
- Dove eri finito?- chiese Annabeth.
- Avevo alcune cose di cui occuparmi, da quando sei arrivata ho un po' trascurato il lavoro alla biblioteca.-
- Oggi potrai metterti in pari.- rispose lei - Prenderemo la metro delle cinque, abbiamo parecchie cose da sistemare alla svelta.-
Beatrix sospirò.
- Una volta era molto più semplice.- commentò.
Annabeth scosse la testa con quel suo particolare sorriso sulle labbra.
Elia pensò che fosse incredibilmente bella.
- Dimmi - disse lei rivolta al suo Cucciolo - c'è altro che ti preme sapere?-
- Cosa sarà adesso della mia vita?-
I tre si scambiarono uno sguardo strano.
Elia ebbe l'impressione che Anna stesse per rispondegli, ma poi non avesse trovato le parole per farlo. A quel gesto si esitazione Beatrix le lanciò un'occhiata di rimprovero, carica tuttavia di una certa dose si comprensione, poi posò la tazzina sul tavolino e volse il sua sguardo verso il ragazzo, piuttosto confuso dalla strana reazione che tutti avevano avuto a quella domanda.
- La tua vita è finita.- rispose la fanciulla - La tua vecchia vita. Ora ne hai una nuova, ma molte cose sono cambiate in te e altre non cambieranno mai. Non invecchierai intanto e vivrai incredibilmente a lungo. Il tuo corpo ha subito modifiche inspiegabili agli occhi dei Sapiens, quindi non puoi continuare a frequentare le stesse persone, né mantenere il tuo vecchio lavoro. Dovrai tagliare i ponti col tuo passato.-
- Oh, ok...-
Elia era rimasto spiazzato. Non si aspettava che il taglio avrebbe dovuto essere così netto e brusco.
- Hai una famiglia?- chiese Annabeth - O degli amici che vuoi salutare?-
Non li aveva.
I suoi parenti erano tutti morti e i pochi conoscenti con cui aveva qualche interazione non avrebbero sentito la sua mancanza. Forse avrebbe voluto dire addio ad alcuni di loro, ma sapeva che non era necessario: lui era solo un amico marginale, quello con cui è bello fare quattro chiacchiere e chiamare per una serata in gruppo, ma che poi alla fine anche se non c'è non importa a nessuno.
- No, va bene così.- disse scrollando le spalle - Quindi dovrò cambiare nome e trovare un nuovo lavoro?-
Anna lo guardò come se provasse un forte dispiacere, come se comprendesse il dolore di quella solitudine. O almeno così parve al ragazzo.
- Sì e no. Prenderai il mio cognome come consono, potrai riprendere il tuo una volta trascorso il nostro secolo di legame. Ti troveremo anche un nuovo nome che potrai comunque cambiare una volta libero dal tuo legame, ne sceglieremo insieme uno che ti piaccia. Per quanto riguarda il lavoro almeno finché resterai con me non avrai bisogno di lavorare, poi troveremo qualcosa tramite la Comunità.-
- E tutto questo...la Comunità può fare tutto questo senza che il governo...quello dei Sapiens, se ne accorga?-
Sigmund sorrise.
- Chi pensi ci sia dietro le massime cariche dei governi dei Sapiens?-
Con quelle parole Beatrix accolse l'arrivo di Annabeth nella sala. La ragazza si andò a sedere sul divano poco distante dalla poltrona sulla quale la sua interlocutrice stava sdraiata leggendo un libro dalle pagine ingiallite.
Ho molto apprezzato il tuo prestito.- disse accavallando le gambe - Ma temo che il color pesca non faccia per me. Inoltre sono più comoda nella mia taglia.-
L'altra sorrise chiudendo il volume e posandolo sulle sue ginocchia.
Non mi offendo, ognuno è fatto a suo modo.- fece una breve pausa - Col Cucciolo è andata bene, vedo. Ha anche un nome?-
Elia.-
- È un bel nome.- Beatrix fece una smorfia di disappunto - Peccato.-
Annabeth si strinse nelle spalle.
- Alla fine è solo un nome.- commentò.
- Quello che noi chiamiamo rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe comunque il suo dolce profumo. Shakespeare.-
La ragazza la scrutò a lungo prima di porre la domanda che le girava per la testa. Al contrario di Beatrix che pareva ignorare completamente il concetto di tatto, almeno quando erano insieme, lei si preoccupava molto che quello che diceva non ferisse la sua ospite.
- Perché le citazioni?- domandò infine.
- Perché sono saccente.- rispose l'altra - Mi è sempre piaciuto leggere e ostentare il mio sapere. È una forma di vanità. Ma con Margaret era diventato un gioco, era molto colta.-
Annabeth doveva guardarla in modo davvero strano perché la fanciulla scoppiò a ridere.
- Non te l'aspettavi? È raro che qualcuno ammetta così palesemente i suoi difetti, ma in fondo sono molto migliore di chi prova a nasconderli senza tuttavia porvi rimedio.-
L'aveva giudicata male? Per tanto tempo aveva pensato che fosse solo una ragazzina altezzosa e saccente, ma c'era qualcosa di incredibilmente genuino e concreto in lei. Non poteva biasimarla per il suo atteggiamento, essere o essere stata un Cucciolo non doveva essere stato facile per lei in quell'ambiente, in qualche modo aveva dovuto compensare. Ovviamente da li a fidarsi ne correva di acqua, ma la gentilezza che le aveva mostrato in quell'occasione l'aveva piacevolmente stupita. Sperava solo non fosse una meschina strategia.
- Tè?- chiese Beatrix.
- Per ora no, aspetto che Elia abbia finito in bagno.-
- È lì dentro da più di un'ora.- osservò l'altra - Penso avesse bisogno di un po' di tempo per pensare e riprendersi. È un'esperienza dura.-
Sigmund entrò nella stanza con in mano una cartellina trasparente contenente alcuni fogli stampati.
- Ecco i moduli.- disse passandola ad Annabeth - Ne tengo sempre un paio di copie in casa perché al Municipio c'è sempre un sacco di coda.-
La ragazza prese il fascicoletto e lo sfogliò in fretta.
- Odio gli incartamenti.- commentò - Finisce sempre che c'è qualcosa che non va.-
La serratura del bagno scatto e Sigmund fece cenno alla sua ospite di rimanere seduta mentre andava incontro a Elia. Si scambiarono un paio di frasi, poi il ragazzo raggiunse la sua Maestra mentre l'altro saliva su per le scale.
Anna gli sorrise.
Era strano vederlo con quei vestiti di foggia antiquata, ma la misura era quasi quella giusta e tutto sommato gli stavano bene. La camicia bianca col colletto alla diplomatica, i pantaloni neri più stretti sui polpacci, gli stivaletti di pelle e il gilet nero erano un po' troppo formali per lui, ma si ripromise di comprargli qualcosa di adatto e in stile col mondo a cui apparteneva adesso.
Gli fece cenno di sedersi accanto a lei.
- Come ti senti?- chiese gentile.
- Meglio.- rispose lui prendendo posto e assumendo una postura un po' rigida a causa del disagio - Ancora stordito, ma meglio.-
Cercava di non guardare Beatrix: il suo sguardo era come una lama che ti frugava l'anima e lui non si sentiva in grado di affrontare i suoi occhi in quel momento.
- Avrai molte domande.- osservò Annabeth con un sorriso gentile - Forse dovrei farti un discorso introduttivo, ma temo di non essere la persona più adatta e l'argomento di per sé è piuttosto vasto. Credo che la cosa più opportuna sia lasciare che sia tu a porre le domande, poi col tempo affronteremo ogni argomento in maniera opportuna.-
Elia la guardò a disagio per qualche istante: non era un tipo timido, la sua condizione non gli aveva mai permesso di concedersi questo lusso, ma c'era qualcosa di diverso in quella circostanza. Era come se percepisse la presenza fisica della ragazza accanto a lui, ma su un piano completamente diverso da quello percettivo fisico. Inoltre nutriva un senso di istintivo rispetto reverenziale nei suoi confronti e non sapeva nemmeno il perché. Tutto questo lo turbava e confondeva ulteriormente.
- Questo...rapporto...di Maestra e...Cucciolo hai detto?..non credo di aver capito come funziona.-
Le due donne si scambiarono uno sguardo prima che Annabeth rispondesse.
- Quando sei stato investito ti sei dissanguato. Normalmente l'avrei fatto io di persona, ma le circostanze è capitato che non fosse necessario. A seguito di ciò ti ho fatto ingerire il mio sangue che contiene il virus di cui ti dicevo. Non saprei dirti come questo crei il legame, ci sono molti studi a riguardo e nessuno è definitivo, ma il risultato è che per un periodo di circa cento anni saremo vincolati.-
- Un vincolo di sangue.- osservò Beatrix quasi divertita.
Annabeth le lanciò un'occhiata interrogativa prima di proseguire con la sua spiegazione.
- Già. Come ti ho accennato questo comporta vantaggi e svantaggi. I vantaggi sono che riuscirai sempre a trovarmi e io sarò in grado di fare lo stesso con te nel caso sia necessario e che sarà mia responsabilità occuparmi delle tue necessità e della tua educazione, ma allo stesso tempo vi è lo svantaggio per te di essere soggetto a un certo controllo da parte mia. Mi spiego meglio: se impartito in un certo modo saresti costretto a obbedire a ogni mio ordine e nel caso tu non volessi potrei costringerti o punirti inducendoti a credere di provare un dolore atroce. Ci tengo a dire che non sono quel tipo di Maestro, ma altri lo sono ed è bene che tu lo sappia visto che potresti doverti confrontare con i loro Cuccioli.-
- È una sorta di forma di schiavitù.- osservò lui piuttosto turbato.
- In un certo senso lo è.- confermò Beatrix - Sono stata un Cucciolo molto tempo fa e sono stata molto fortunata che il mio Maestro fosse mio fratello. Alcuni che conobbi in quei tempi vissero esperienze terribili a causa della scelleratezza di coloro che li avevano trasformati. Faccio del tè?-
Annabeth continuava a stupirsi di come la fanciulla riuscisse a saltare da un argomento all'altro con tanta leggerezza. Raramente le era capitato di frequentarla in luoghi pubblici e in quelle circostanze era stata quasi infastidita dall'esasperata cortesia che ostentava, ma anche in quel caso non aveva potuto fare a meno di notare la disinvoltura con la quale riusciva a indirizzare la conversazione nella direzione che lei desiderava.
Si ritrovò a pensare che se davvero era stata sincera nel rivelarle il sua astio nei confronti della Comunità, avrebbe dovuto imparare molto da lei.
- Sì, grazie.- rispose.
Beatrix rivolse ai suoi ospiti uno di quegli strani sorrisi che era solita dispensare e si diresse in cucina.
Annabeth tornò a rivolgere la sua attenzione verso Elia che pareva essere piuttosto stordito dagli eventi.
- Sono stata abbastanza esaustiva o vuoi che ti rispieghi qualcosa?- chiese gentile.
Lui annuì un paio di volte pensieroso.
- Abbastanza.- rispose - Quindi mettiamo che io ti disobbedissi per qualche motivo, tu potresti...uhm...tipo uccidermi con la forza della mente?-
- Non è proprio così che funziona. Comunque no, potrei farti impazzire, ma non ucciderti.-
- E potresti...tipo...costringermi a suicidarmi?-
- No. Si tratta di una sorta di potente ipnosi, non posso costringerti a fare quello che non è nella tua natura. Tra l'altro, come ti ho già detto non ho intenzione di costringerti a fare nulla.-
- Sì sì, certo.- rispose lui mettendo le mani avanti - Era per capire, ora mi è tutto chiaro.-
- Bene, passiamo ad altro? Immagino avrai molti dubbi.-
Era così.
Elia aveva una tale confusione in testa che si sorprendeva quasi di riuscire a stare lì seduto a conversare. Avrebbe voluto saltare, urlare, piangere, cantare, correre fino a sentirsi mozzare il fiato e poi lasciarsi cadere a terra sul marciapiede, ma soprattutto aveva fame di risposte, una fame paragonabile a quell'indomabile smania che aveva provato alla vista del sangue.
Gli era difficile credere che tutto quello che gli stava accadendo fosse vero, ma sapeva che lo era e aveva fretta di capire, di imparare, di esplorare quel mondo nuovo e pieno di opportunità che gli si apriva davanti.
- Ho molto da chiedere infatti, prima però volevo farti una domanda personale, se mi è concesso.-
- Ma certo, fai pure.- rispose Anna circospetta.
- Forse è un po' maleducato, ma tu quanto tempo fa sei stata trasformata?-
La ragazza sorrise, un sorriso strano, quasi imbarazzato mentre scuoteva la testa leggermente.
- Se vuoi sapere quanti anni ho, ne ho trecentocinquantotto, ancora da compiere. Tuttavia io non sono stata mutata, io sono nata da una famiglia di Vampiri, una stirpe di sangue pura, ossia senza mutazioni, da più di tredici generazioni.-
- Sì, possiamo avere figli.- intervenne Beatrix portando un vassoio con una teiera in porcellana dipinta e le sue tazzine coordinate così come il bricco del latte e la zuccheriera - Come Annabeth ti avrà certamente detto noi non siamo morti, apparteniamo semplicemente a una specie diversa rispetto ai Sapiens, Homo emophilus. Non siamo comunque esenti dalle loro debolezze e dai loro difetti sebbene il nostro intelletto sia, teoricamente, superiore. Vi è una profonda spaccatura nella nostra società tra i Trasformati, cioè coloro che sono stati Cuccioli, gli Spuri, cioè i figli di trasformati, e i Patriarchi, ciò coloro che discendo da una famiglia di vampiri da almeno otto generazioni. Purtroppo dovrai farci l'abitudine, ma il prestigio della tua maestra dovrebbe giovarti. Ad ogni modo non è il caso di tediarti ora con queste problematiche sociali, ti verrà spiegato tutto a tempo debito. Scegliete pure il tè che preferite, io vado a prendere qualcosa da mangiare.-
Ciò detto come era arrivata tornò in cucina.
Elia era più confuso di prima, ma decise di accantonare la faccenda per il momento e fare una domanda che gli premeva maggiormente.
All'invito di Anna fece scorrere le dita fra le bustine accuratamente riposte in una bella scatola di ciliegio intarsiata e laccata, dopo di che scelse un banalissimo Earl gray.
- Quindi quali sono le differenze tra i vampiri dei racconti e quelli reali?-
- Sono moltissime.- rispose la ragazza scegliendo una bustina di Lady gray e versando l'acqua bollente della teiera prima al suo Cucciolo e poi nella propria tazza - Le similitudini stanno nel fatto che siamo più forti dei Sapiens, più veloci e più agili. Abbiamo capacità rigenerative dei tessuti estremamente migliori e capacità di apprendimento estremamente maggiori. Viviamo molto a lungo, io sono giovane, ma Beatrix ad esempio ha più di cinquecento anni e ho conosciuto Vampiri più vecchi. Ci vediamo molto bene al buio, quindi di solito ci nutriamo la notte per un vantaggio sulle nostre prede. Inoltre dobbiamo chiedere il permesso per entrare nelle case dei Sapiens: è un concetto un po' complicato, te lo rispiegherò più avanti. Passando alle differenze non ci trasformiamo in pipistrelli, il sole è fastidioso per noi come per gli albini perché non abbiamo melanina nella pelle, ma non ci carbonizza, l'aglio ha solo un odore sgradevole, il frassino e alcune erbe possono essere dannosi per noi, ma non ci uccidono, per quello occorre la decapitazione o il dissanguamento, e il cucchiaino che stai maneggiando è d'argento. Se poi hai seguito un po' della letteratura moderna sui vampiri ti porrai anche delle domande su eventuali fantapoteri che potremmo avere e in effetti abbiamo delle abilità particolari, ma la magia non c'entra nulla.-
Elia prese un sorso dalla sua tazza mentre Beatrix tornava con un vassoio di dolcetti e tramezzini.
Alla vista del cibo il ragazzo sentì lo stomaco brontolare per la fame.
- E mangiamo.- commentò Beatrix posando le vivande sul tavolinetto - Anzi probabilmente dovrai mangiare di più in quanti il nostro organismo ha bisogno di molte più calorie rispetto a quello dei Sapiens. Ti basti pensare che abbiamo un complesso sistema termoregolatore che ci consente di sopportare senza problemi temperature tra i meno quattro e i più quaranta gradi Celsius e questo richiede molte energie.-
Annabeth la osservò dubbiosa.
- Quando hai preparata tutto questo?- chiese.
- Durante la mutazione, immaginavo avrebbe avuto fame dopo.- rispose la fanciulla versando l'acqua bollente nella tazza - Essere stata un Cucciolo ha i suoi vantaggi, si conoscono molte cose e si può aiutare il nuovo arrivato a sentirsi a proprio agio.-
Più che sentirsi a suo agio, davanti a quella strana ragazza Elia aveva l'impressione che gli si contorcessero i visceri. C'era qualcosa di sinistro in lei, di oscuro e misterioso. Non avrebbe saputo dire di preciso di cosa si trattasse, ma era spiacevole: forse dipendeva dall'agghiacciante spaccatura tra la dolcezza dei suoi lineamenti e il gelo dei suoi occhi, profondi come un baratro e antichi come le stelle.
Cercò di concentrarsi sul cibo.
- Vanno bene le usanze inglesi, ma da che ricordo il tè si prende alle cinque del pomeriggio, non alle tre del mattino.- osservò Sigmund facendo il suo ingresso.
- Dove eri finito?- chiese Annabeth.
- Avevo alcune cose di cui occuparmi, da quando sei arrivata ho un po' trascurato il lavoro alla biblioteca.-
- Oggi potrai metterti in pari.- rispose lei - Prenderemo la metro delle cinque, abbiamo parecchie cose da sistemare alla svelta.-
Beatrix sospirò.
- Una volta era molto più semplice.- commentò.
Annabeth scosse la testa con quel suo particolare sorriso sulle labbra.
Elia pensò che fosse incredibilmente bella.
- Dimmi - disse lei rivolta al suo Cucciolo - c'è altro che ti preme sapere?-
- Cosa sarà adesso della mia vita?-
I tre si scambiarono uno sguardo strano.
Elia ebbe l'impressione che Anna stesse per rispondegli, ma poi non avesse trovato le parole per farlo. A quel gesto si esitazione Beatrix le lanciò un'occhiata di rimprovero, carica tuttavia di una certa dose si comprensione, poi posò la tazzina sul tavolino e volse il sua sguardo verso il ragazzo, piuttosto confuso dalla strana reazione che tutti avevano avuto a quella domanda.
- La tua vita è finita.- rispose la fanciulla - La tua vecchia vita. Ora ne hai una nuova, ma molte cose sono cambiate in te e altre non cambieranno mai. Non invecchierai intanto e vivrai incredibilmente a lungo. Il tuo corpo ha subito modifiche inspiegabili agli occhi dei Sapiens, quindi non puoi continuare a frequentare le stesse persone, né mantenere il tuo vecchio lavoro. Dovrai tagliare i ponti col tuo passato.-
- Oh, ok...-
Elia era rimasto spiazzato. Non si aspettava che il taglio avrebbe dovuto essere così netto e brusco.
- Hai una famiglia?- chiese Annabeth - O degli amici che vuoi salutare?-
Non li aveva.
I suoi parenti erano tutti morti e i pochi conoscenti con cui aveva qualche interazione non avrebbero sentito la sua mancanza. Forse avrebbe voluto dire addio ad alcuni di loro, ma sapeva che non era necessario: lui era solo un amico marginale, quello con cui è bello fare quattro chiacchiere e chiamare per una serata in gruppo, ma che poi alla fine anche se non c'è non importa a nessuno.
- No, va bene così.- disse scrollando le spalle - Quindi dovrò cambiare nome e trovare un nuovo lavoro?-
Anna lo guardò come se provasse un forte dispiacere, come se comprendesse il dolore di quella solitudine. O almeno così parve al ragazzo.
- Sì e no. Prenderai il mio cognome come consono, potrai riprendere il tuo una volta trascorso il nostro secolo di legame. Ti troveremo anche un nuovo nome che potrai comunque cambiare una volta libero dal tuo legame, ne sceglieremo insieme uno che ti piaccia. Per quanto riguarda il lavoro almeno finché resterai con me non avrai bisogno di lavorare, poi troveremo qualcosa tramite la Comunità.-
- E tutto questo...la Comunità può fare tutto questo senza che il governo...quello dei Sapiens, se ne accorga?-
Sigmund sorrise.
- Chi pensi ci sia dietro le massime cariche dei governi dei Sapiens?-
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