lunedì 2 marzo 2015

Capitolo 24 - Nulla è per noi la morte...

Il corpo del Famelico cadde davanti ai piedi di Beatrix contorcendosi, un fiotto di sangue scuro e denso che usciva dal collo tranciato.
La fanciulla si puntellò conto alle parete alle sue spalle nel tentativo di alzarsi in piedi, il fiato corto e le mani tremanti. Davanti a lei l'alta donna dai capelli castani lasciò cadere a terra la testa mozzata della bestia, mentre i lunghi artigli rientra vano sotto la sua pelle.
- Ti ringrazio d...- cominciò a dire Beatrix sottovoce.
L'altra non la lasciò parlare: scattò verso di lei e l'afferrò per il collo, sollevandola di un palmo da terra. Le dita sottili della fanciulla si strinsero intorno al suo polso nel tentativo di alleviare la stretta.
- Chi cazzo sei?- sibilò quella.
I suoi occhi scuri erano come lame affilate, il suo volto era contratto in un'espressione dura.
- Ti...prego...mi fai...male...- gemette lei.
- Allora vedi di rispondere in fretta.-
Beatrix boccheggiò.
- Mi ha...mandato Lucius...per delle informazioni...-
Il sopracciglio della donna schizzò verso l'alto.
- Per quello che ne so io, quel vecchio bastardo potrebbe essere morto a quest'ora.-
- L'annuario...- insistette la fanciulla - Edmund Burke.-
- Chi?-

- Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio.-
Cadde a terra.
Non appena l'aria tornò a riempire i suoi polmoni cominciò a tossire violentemente, il petto che bruciava come l'inferno.
La donna dai capelli castani le lasciò pazientemente il tempo per riprendersi, ma non parve interessarsi molto alle sue condizioni: i suoi occhi continuavano a spostarsi in giro per la stanza, assicurandosi che non ci fossero altri Famelici in arrivo.
- Grazie...- mormorò Beatrix.
- Non ringraziarmi, non ho ancora deciso cosa fare con te. - la squadrò in silenzio per un paio di secondi - E così quel prete bastardo è ancora vivo...cazzo, il vecchiaccio finirà per seppellire sia me che te...-
La fanciulla si prese tempo per rispondere; il suo cuore continuava a battere sempre più forte, mentre il suo petto si alzava e abbassava con fatica, e il dolore alla coscia si estendeva lancinante dal piede fino alla spalla.
- Non posso fare previsioni per quanto ti riguarda, ma non dubito che vivrà abbastanza da riuscire a portare dei fiori sulla mia tomba.-
La donna face un live gesto d'approvazione col capo.
- Quanto meno ne sei consapevole.- commentò - Ma torniamo alle cose importanti: tu chi cazzo sei?-
- Mi chiamo Beatrix Swift, sono la vedova di Margaret Turner.-
- E cosa ci fai qui, Beatrix Swift?-
- Ho bisogno che tu mi dia delle informazioni, Agata Parker.-
L'altra sorrise e scosse la testa.
Lentamente si andò ad appoggiare alla parete contro la quale Beatrix cercava di recuperare le forze necessarie per lasciare quell'inferno.
- Sei sveglia, bambolina bionda, ma il mio cognome non è Parker, ma Cooper.-
I grandi occhi della fanciulla la scrutarono vigili.
- Dovresti avere più rispetto per chi ha quasi il doppio dei tuoi anni.- commentò con fatica - Sto solo chiedendo aiuto per mettere insieme i pezzi del puzzle.-
Le dita della sua mano destra si strinsero attorno al dardo di legno, mentre quelle della sinistra facevano pressione intorno alla ferita.
Agata fece una smorfia.
- Allora cominciamo con quello: io non lo farei se fossi in te, quei dardi hanno delle punte ricurve, se li tiri via ti apriranno la coscia.-
- In tal caso potevi evitare di piantarmelo nella gamba...-
- Non sono stata io, ma se può consolarti ho aperto la gola del proprietario dieci minuti fa.- rispose con sufficienza - Avresti dovuto pensarla meglio questa cosa.-
- Lo so.-
Beatrix chiuse gli occhi; sentiva di stare peggiorando e quel posto era un trappola mortale anche per un Vampiro in ottime condizioni di salute.
- Tra poco mi salirà la febbre e mi sarà ancora più difficile lasciare questo mattatoio, quindi se hai qualche informazione per me, ti pregherei di fornirmela ora...-
La donna si lasciò sfuggire uno sguardo compassionevole.
- Che ti serve?-
- Devo sapere del Senatore Bishop...e di mia moglie.-
Agata scrollò le spalle.
- D'accordo...il Senatore Bishop...non so che fine abbia fatto di preciso, ma so che due di quei suoi trasformati sono morti, il terzo ha scaricato i loro corpi qui dentro. Credo che i loro resti siano ancora qui da qualche parte, ma non sarà rimasto molto più delle ossa.-
- E lui e la figlia? Di loro non ci sono notizie?-
- No, ma non spererei troppo di ritrovarli vivi.-
Beatrix scosse lentamente la testa.
- Se, come temo, l'hanno fatto sparire per poter assegnare il suo posto in senato a qualcuno di più gradito, non possono permettersi di lasciarlo in vita. È molto triste...sua figlia non aveva neanche trent'anni...-
- La gente muore...è così che vanno le cose...stava per succedere anche a te poco fa.-
- È vero...dove sono finiti i Famelici?-
- La maggior parte sono morti e i rimanenti sono sufficientemente intelligenti per comprendere che se ci attaccano da soli faranno la stessa fine. Probabilmente si staranno riorganizzando...-
- Ci impiegheranno molto tempo?-
- Lo spero...torniamo alle tue domande: se hai conosciuto Lucius suppongo tu abbia già risolto la questione di Astrid, quindi cosa vuoi sapere da me sulla morte di tua moglie?-
- Cosa aveva trovato in Inghilterra?-
- Questa è una domanda da un milione di dollari, bambolina, io ritengo c'entrasse la Guardia delle Falene, ma chissà...è sempre stata misteriosa a riguardo...-
- Sapevo già della Guardia. Speravo tu ne sapessi di più...-
- Beh, quando viveva a Parigi mi ha presentato un tipo, un figo della madonna, origini britanniche. Dirti che era fuori dal mondo sarebbe un eufemismo, non aveva idea di cosa fosse una fabbrica, un'automobile, i lampioni a gas...mi ha chiesto di occuparmene per un po' di tempo e, credimi, mi ha fatto dannare, ma a letto era una favola...-
- Scusa se ti interrompo, ma non vedo il nesso con la mia domanda.-
- Ci stavo arrivando: aveva lo stemma della Guardia delle Falene tatuato sulla spalla e questo...-
- ...era il marchio dei membri della Guardia. È il fatto che sembrasse aver vissuto fuori dal mondo per anni, potrebbe essere dovuto al fatto che si sia dovuto nascondere per molto tempo.-
- Non sbagliavo, sei sveglia bambolina.-
D'un tratto un tintinnio di catene richiamò la loro attenzione.
L'urlo del Familico echeggiò per tutta la stanza, mentre la bestia si abbatteva ferocemente su di loro. Beatrix tentò inutilmente di alzarsi, ma la testa le girava vorticosamente e le gambe erano troppo deboli per sorreggerla. Per sua fortuna Agata non si scompose; contrasse le dita e i muscoli del suo braccio si ingrossarono e allungarono come le ossa e le lunghe unghie affilate uscirono allo scoperto. Con un gesto rapido e preciso decapitò la creatura urlante e balzò sulle scale, proprio mentre un altro Famelico faceva il suo ingresso sulla balaustra; senza dargli il tempo di prendere l'iniziativa gli trapassò il petto con il braccio strappandogli il cuore e lasciandolo gorgogliante a terra.
Lanciò una rapida occhiata verso Beatrix per assicurarsi che stesse bene, poi afferrò la maniglia della porta e fece per chiuderla, ma un'altra bestia infilò le dita nello spiraglio ancora aperto e spinse violentemente spalancandola. Agata si ritrovò per terra e la creatura sul petto con la bocca spalancata. Roteò gli occhi e sbuffo scocciata, con un'agile mossa si divincolò, rotolando di lato, balzò in piedi, afferrando il Famelico per il volto e gli frantumò il cranio contro la parete.
Si guardò rapidamente attorno: la porta era troppo danneggiata per trattenere anche solo una di quelle cose, dovevano andarsene.
Saltò giù dalla balaustra e aggiunse Beatrix.
Le bastò uno sguardo per capire che c'era qualcosa che non andava: la fanciulla era  terribilmente pallida, la sua fronte era imperlata di sudore e il suo corpo era scosso da forti tremori.
- Come hai detto che sei arrivata qui?-
- Con l'autobus...e non l'ho detto.-
- Cazzo, sei proprio una bambolina. Dai, ti do...-
Di nuovo quel tintinnio, ma questa volta troppo vicino.
Agata si voltò giusto nel momento in cui la bestia gli piombava addosso dall'alto. Fece per attutire l'impatto con le braccia, ma la creatura emise un suono gorgogliante e si schiantò al suolo con un palo di ferro conficcato nel cranio.
- Non c'è di che...- mormorò Beatrix.
La donna ridacchiò compiaciuta.
- Dicevo: ti do un passaggio.-
Si inginocchiò accanto a lei e l'aiutò a salirle sulle spalle.
- Cerca di reggerti.- si raccomandò.
Spiccò un saltò per tornare sulla balaustra e attraversò la porta sgangherata. Facendo attenzione che non ci fossero Famelici in giro, attraversò la stana e uscì sul corridoio.
- Ora tieniti forte.-
- Faccio il possibile...-
Agata saltò sulla finestra dal vetro sfondato e poi si lanciò fuori dall'edificio; con i lunghi artigli della mano destra fece presa sulla parete esterna per rallentare la caduta, atterrando al suolo con un tonfo.
- Da qui dovrai darmi qualche indicazione, se vuoi arrivare casa...-

Il telefono squillò all'improvviso facendola sobbalzare.
Al trillo seguirono miagolii infastiditi dei gatti che riposavano nella sua stanza e altri suoni non meglio definiti sempre provenienti dai felini.
Annabeth infilò la testa sotto al cuscino, mugugnando infastidita, nella speranza di tornare al sogno a cui era appena stata strappata.
Il telefono squillò di nuovo con insistenza.
Pigramente allungò la mano a tastare il piano del comodino finché non sentì la forma del cellulare vibrare sotto le sue dita e rispose.
- Pronto...- borbottò con voce impastata, rigirandosi sulla schiena.
- Anna, sono Sigmund, ti ho svegliata?- rispose la voce dall'altra parte.
- Sig, sono le tre e mezza del mattino, è naturale che tu mi abbia svegliata...- rispose lei passandosi infastidita la mano sul volto.
- Perdonami.- rispose lui - Ma non sapevo se fosse il caso di aspettare e ti ho chiamato subito...-
Solo allora la ragazza percepì il tono apprensivo della voce dell'uomo.
- Che succede, Sig?-
- Ascolta...non so se sia un'urgenza...Beatrix è appena tornata a casa e non è in ottime condizioni: ha qualche graffio e contusione, ma quello che mi preoccupa maggiormente è che ha un dardo di balestra piantato nella coscia e non si può estrarre...-
- È di frassino?- domandò Annabeth mettendosi a sedere.
- Pare di sì.-
- Okay. È sveglia e ricettiva?-
- Sì, decisamente.-
- Febbre?-
- Quando è arrivata era sui quaranta e due, ma le ho dato del paracetamolo ed è scesa.-
- Pressione?-
- Non glie l'ho presa.-
La ragazza si passò le dita tra i capelli.
- Va bene: continua a monitorare la febbre e nel caso salga dalle altro paracetamolo. Prendile la pressione e controlla che non scenda sotto i sessanta; non dovrebbe accadere, ma è meglio non rischiare. Io sono lì in mezz'ora, nel frattempo falla bere almeno una bottiglietta d'acqua e dalle una sacca di sangue.-
- D'accordo, ti aspetto.-
Riattaccò.
Annabeth si alzò dal letto e andò a svegliare Vince: prima bussò alla porta, ma non aveva tempo di aspettare una risposta, così entrò direttamente.
- Vince, sei sveglio?-
Lui si rigirò nel letto cercando di riprendersi il più in fretta possibile.
- Sì...ora sì...- biascicò.
- Vestiti, Beatrix ha avuto un piccolo incidente, dobbiamo andare.-
Ciò detto uscì dalla stanza senza dargli il tempo di replicare.
Tutt'a un tratto il ragazzo si sentì completamente sveglio: si alzò in fretta e si vestì rapido sotto gli occhi attenti di una mezza dozzina di sonnolenti felini, acciambellati in diversi punti della stanza.
In meno di una decina di minuti era già nel corridoio; Anna lo aspettava sulla soglia con una vecchia borsa di pelle a tracolla e il cellulare tra le mani.
- Prendi le chiavi.- gli disse, aprendo la porta.
Scesero in silenzio lungo le scale del palazzo per evitare di svegliare qualcuno.
A Vincent parve che Anna fosse più pensierosa del solito eppure,da ciò che poteva vedere non gli sembra che fosse particolarmente preoccupata. E sorprendentemente neanche scocciata.
Di conseguenza decise di aspettare di essere in macchina prima di mettersi a parlare.
- Che succede?- chiese circospetto, facendo manovra per uscire dal parcheggio.
- Pare che abbiano piantato un dardo nella gamba di Beatrix...- rispose la ragazza distrattamente.
- Un dardo?- domandò lui senza capire.
- Un dardo di balestra...sai per quella storia del frassino, te l'ho spiegato, no?-
Sì, glie lo aveva spiegato anche se non era sicuro di aver capito fino in fondo; a quanto pareva il frassino per i vampiri era una sostanza estremamente tossica che causava ferite molto dolorose e difficili da rimarginare, anche se apparentemente di modesta entità.
- È stato un incidente? Oppure è stata una cosa intenzionale?-
- Non so te - osservò Anna - Ma è difficile che la gente tenga delle balestre cariche in casa...-
- Beh, magari un inconveniente durante...che so...un esercitazione al tiro con balestra.-
La ragazza si passò le dita tra i capelli.
- Beatrix non fa errori del genere. E onestamente escluderei un'esercitazione notturna di gruppo, abbiamo cenato assieme, credo ti avrebbe invitato, adora coinvolgerti in attività inusuali. Ciononostante non posso escludere questa possibilità a priori.-
Vincent le lanciò una rapida occhiata.
Aveva un'espressione strana e a essere onesti gli era difficile indovinare a quello che stava pensando. Di sicuro poteva affermare che avesse un'aria distante.
Normalmente l'avrebbe lasciata in pace, ma in quel momento era troppo in ansia per Beatrix per potersene stare zitto.
- Dici che lo hanno fatto di proposito? Per ucciderla?-
- Conoscendola, è il mio primo pensiero...- commentò Anna.
- E non sarebbe stato meglio spararle?-
Questa volta la ragazza si voltò verso di lui per rispondergli, assumendo un'espressione perplessa.
- Un proiettile di piccolo-medio calibro fa danni di lieve entità. A meno di non colpire il cuore direttamente o il cranio, la morte tende a sopraggiungere per dissanguamento in tempi lunghi a causa della recisione di un grosso vaso. Al contrario dei Sapiens noi abbiamo un sistema di compenso estremamente efficiente in caso di emorragia; in oltre anche in caso di completo dissanguamento abbiamo un ora di metabolismo anaerobio prima di morire, quindi spararle non sarebbe stato molto efficiente. Ovviamente a meno di possedere un'arma che faccia buchi abbastanza grandi da rendere il danno troppo esteso per essere compensato.-
- Okay...- commentò Vincent, preso alla sprovvista da quella dettagliata spiegazione - Ma se la caverà?-
- Penso di sì, l'area colpita non è critica e Sigmund ci ha chiamati presto. Non credo dovresti preoccuparti.-
Il ragazzo non seppe cosa rispondere: era cresciuto in un quartiere malfamato, diversi suoi amici o conoscenti erano rimasti feriti in risse o scontri con armi da fuoco, a lui stesso era capitato, quindi non essere preoccupato gli riusciva piuttosto difficile, gli sembra una cosa normale stare in pensiero.
Fecero il resto della strada senza più parlare; Vincent conosceva ormai il percorso e Anna pareva troppo assorta nei suoi pensieri per volersi dedicare a una conversazione.
Scivolarono lungo le strada silenziose del dimesso quartiere di periferia fino a che non arrivarono alla loro destinazione. Parcheggiarono e uscirono dalla macchina.
Sigmund li stava aspettando: non passarono neanche due secondi da che Anna aveva suonato al campanello a quando la porta si aprì di scatto.
- Avete fatto presto.- disse l'uomo.
Pareva agitato, ma aveva l'aspetto di chi non voleva darlo a vedere.
- Prego entrate...- aggiunse facendosi da parte - E grazie ancora per...-
- Sig, dacci un taglio.- commentò la ragazza - Tua sorella è in camera sua?-
- Sì.-
- Okay, io vado di sopra, tu e Vince fate del caffè, ne avrò bisogno. Mandami su lui a portarlo, vorrei evitare di vederti svenire.-
Lui assunse un'aria accigliata.
- Sono un Vampiro, Annabeth, non mi fa impressione il sangue.-
- No, ma la possibilità di veder estrarre un'arma dal corpo di tua sorella è tutta un'altra cosa.- rispose lei scoccandogli un'occhiata significativa, prima di avviarsi su per le scale.
Di certo non avrebbe mai negato un aiuto al suo più caro amico, ma non erano ancora le quattro del mattino e stare a discutere per ogni inezia la infastidiva terribilmente.
Bussò lievemente alla porta di Beatrix prima di entrare.
- Spero tu sia presentabile.- si annunciò.
- Penso che non sia un requisito indispensabile in questa circostanza.-
Al suo ingresso trovò la fanciulla adagiata sul letto, sostenuta sostenuta da diversi cuscini. Le lenzuola erano macchiate di sangue così come i suoi abiti e in tutto ciò lei appariva piccola e pallida, spossata dalla fatica che il solo respirare pareva causarle.
Annabeth posò la borsa a terra e si sedette accanto a lei sul letto.
- Cosa diavolo avevi in mente di preciso quando ci hai lasciato dopo la cena?- chiese con un sospiro.
- Come ho spiegato, dovevo vedere una persona.- rispose l'altra in un sussurro, allontanando le labbra dalla cannuccia piantata nella sacca di sangue che teneva in mano.
- Hai detto una vecchia amica e non mi risulta che i vecchi amici tentino di ucciderti no appena si presenta l'occasione.-
- Oh, questo dipende dai vecchi amici.- replicò Beatrix - Ma non è stata lei a colpirmi...né in effetti è realmente una vecchia amica.-
La ragazza scosse la testa con disapprovazione, mentre le metteva il termometro elettronico nell'orecchio per controllare la temperatura.
- L'avevo immaginato. E dimmi, questa nuova conoscenza l'hai incontrata a Rosemary Laine?-
- È possibile.-
Annabeth controllò il piccolo schermo del l'apparecchio e lo poggiò sul comodino.
- Non saresti dovuta andare da sola.- commentò - Era evidente che quel posto fosse infestato da Famelici e non è una situazione che puoi fronteggiare da sola.-
- Di fatti mi è stata data una mano.-
La ragazza infilò nelle orecchie le auricolari del fonendoscopio e mise il bracciale del misuratore della pressione attorno al braccio della fanciulla. In silenzio fece la sua misurazione, poi posò anche quell'attrezzatura sul comodino e le prese il polso.
Annuì.
- Andiamo abbastanza bene.- commentò.
Si chinò per prelevare dalla borsa un paio di guanti di latice e li indossò, poi andò ad analizzare la ferita.
- Ti fa male?- chiese.
- Dalla pianta del piede fino al collo.- rispose lei - Ma ci sto lentamente facendo l'abitudine.-
- Certo...-
Prese delle forbici, una siringa e due piccole fiale di vetro.
- Devo tagliare i pantaloni, poi ti faccio un'anestesia locale. Ci vorrà qualche momento perché faccia effetto, ma così mi darà il tempo di medicare le altre ferite e fare due chiacchiere riguardo alla tua sconsideratezza. Stai prendendo diverse decisioni irresponsabili ultimamente.-
Con attenzione infilò le forbici nella gamba dei pantaloni e li aprì dalla caviglia all'inguine. Beatrix sussultò quando li dovette scollare dai bordi della ferità, là dove il sangue si era rappreso.
Dopo di che Annabeth andò a inserire l'ago e iniettare l'anestetico; questa volta l'intero corpo della fanciulla si contrasse per il dolore.
- Mi spiace, purtroppo brucia, ma abbiamo finito.- disse la ragazza mettendo via i suoi strumenti - Tra poco dovresti stare un po' meglio.-
- Bene.- rispose l'altra lentamente.
Annabeth la osservò: il suo esile corpo tremava leggermente e la sua fronte era imperlata di sudore. Aveva il fiato corto e il battito accelerato, ma considerando la situazione stava fin troppo bene.
- Hai freddo?- le chiese.
- Un poco, ma temo sia la febbre, sta salendo di nuovo.-
- È il frassino, finché resterà in circolo la tua temperatura continuerà a salire. Il tempo di togliere il dardo e ti somministrerò anche l'antidoto, così l'effetto si esaurirà prima. La febbre scenderà e starai bene.-
- Lo so, grazie. Mi spiace averti strappato al tuo riposo, ma Cedric è ancora a Boston e la mia richiesta di non disturbarti fino a domani mattina non è stata accolta favorevolmente da Sigmund.-
La ragazza sospirò e scosse la testa.
- Così al mio arrivo avrei dovuto considerare se amputarti la gamba...credimi, tuo fratello ti ha risparmiato mesi di doloroso convalescenza.-
- In tal caso mi tocca ringraziarti nuovamente.-
- Dovere. Ma avrei preferito che tu mi chiedessi di accompagnarti piuttosto che dover venire a medicarti le ferite.-
Con delicatezza le prese il braccio rimasto danneggiato dal morso del Famelico: qualcuno l'aveva grossolanamente fasciato, ma occorreva una medicazione più accurata.
- Non sarebbe stata una buona idea.- sussurrò Beatrix - Tu hai Vincent di cui occuparti, senza considerare che, come ti ho già detto, sarebbe meglio che tu restassi fuori dalla maggior parte dei miei affari fino a quando non capiremo meglio come muoverci.-
- Preferirei che, nel tenermi fuori dai tuoi affari, tu evitassi di lasciarci la pelle.- replicò l'altra terminando la stretta fasciatura.
- Nulla è per noi la morte, poiché quando ci siamo noi lei non c'è...-
- E quando lei c'é noi non ci siamo più. Non citare Epicuro con me. La morte forse non ti spaventerà, ma se tiri le cuoia prima del tempo, sarà difficile per noi arrivare alla fine della ricerca.-
Beatrix ruotò la testa verso la finestra.
- Io ho già tutte le risposte che cerco ormai, mia cara, quello a cui miro adesso è mettere al sicuro le persone a me care, nelle quali sei ovviamente inclusa, e ovviamente rispondere alle domande che ancora tu ti stai ponendo.-
- Motivo in più per rimanere in vita.-
- Forse, ma temo comunque di avere meno tempo di quanto vorremmo...-
Annabeth aggrottò le sopracciglia.
- Cosa intendi dire?-
- Intendo dire che potrei aver...-
Tre rapidi colpi alla porta interruppero la conversazione.
- Avanti.- disse la ragazza voltandosi.
Vince entrò nella stanza portando un vassoio su cui poggiavano caffettiera, tazzina e barattolo dello zucchero.
- Caffè.- annunciò - Dove lo poso?-
- Sullo scrittoio.- rispose Beatrix indicando l'antico arredo dall'altra parte della stanza.
- Grazie, Vince.- lo ringraziò l'altra.
- Come sta?- chiese il giovane.
- Io sono qui...- commentò la fanciulla.
- Tu mentiresti.- commentò Annabeth - Ad ogni modo se la caverà e magari imparerà anche una preziosa lezione.-
Le due donne si scambiarono un'occhiata accigliata, poi la ragazza tornò a rivolgersi al suo Cucciolo.
- Comunque non hai da preoccuparti, sarà come nuova in una settimana al massimo. Vai pure di sotto con Sigmund e rassicuralo.-
Il ragazzo annuì e obbedì, chiudendosi la porta alle spalle nel lasciare la stanza.
- Un Cucciolo adorabile.- osservò la fanciulla con voce stanca - Credo che l'anestetico abbia fatto effetto.-
- Sì.- convenne Annabeth - Ora diamo un'occhiata.-
Prese garze e disinfettante e con cautela ripulì la ferita, non senza far sussultare più di una volta la sua paziente.
- Bene, Beatrix, ho un paio di notizie buone e una decisamente cattiva, se sei d'accordo parto con quelle buone.-
- Non vedo perché no.-
- Pare che il dardo non abbia reciso grossi vasi e sorprendentemente non ha neanche incontrato l'osso sul suo percorso. Inoltre la ferita è bella e pulita e non mi pare di vedere schegge o simile. Il che nel complesso è positivo.-
- Ma?-
- Ma devo farlo passare dall'altra parte.-
Beatrix si voltò verso di lei di scattò con un'espressione tutt'altro che accondiscendente sul viso.
- Spero tu stia scherzando e nel caso non è comunque divertente.-
- È un modello di dardo che presenta dei piccoli uncini nella parte terminale, se lo tiro via risciò di lacerarti i tessuti e lasciare schegge.-
La fanciulla chiuse gli occhi e si passò una mano sul volto.
Sapevo che questa giornata poteva ancora peggiorare.- mormorò.
Se vuoi posso sempre aprirti la coscia come un'aragosta e ricucirti con una cinquantina di punti, ma siamo in una camera da letto, quindi dovrai accontentarti comunque dell'anestesia locale.-
La fanciulla fece un gesto vago e strinse una delle sbarre della testata del letto con la mano destra.
- Ho capito, ho capito, ma fai in fretta.- acconsentì.
Annabeth annuì soddisfatta, poi afferrò l'estremità del dardo con forza e con un gesto deciso lo spinse dentro la carne fino a che la punta non fece capolino dall'altra parte della coscia.
La fanciulla emise un grido soffocato, mentre ogni muscolo del suo corpo si contraeva nel tentativo di restare il più ferma possibile.
Con attenzione la ragazza spezzò l'estremità del dardo dove si trovavano gli uncini e la sfilò con delicatezza dalla parte opposta, poi con le garze andò a tamponare il foro da cui usciva il sangue.
- Finito.- disse.
- Mi sono morsa il labbro.- commentò Beatrix, ancora tremante per il dolore.
L'altra alzò gli occhi per controllare e si lasciò sfuggire un sorriso: per cercare di sopportare il dolore la fanciulla si era morsa il labbro tanto forte da farlo sanguinare.
- Andrà a posto.-
Lei chiuse gli occhi.
- Sono così stanca.- sussurrò - Non credo di riuscire a sopportare nient'altro per oggi.-
- La buona notizia è che non dovrai farlo.- rispose l'altra fasciando la ferita alla coscia.
Finì di sistemare la fasciatura e medicò anche la lacerazione alla testa.
- Temo dovrai cambiare le lenzuola.- osservò rimettendo tutti gli strumenti nella borsa - Forse è meglio che dormi nella stanza degli ospiti, domani penso io a pulire tutto.-
- Non preoccuparti, per stanotte dormirò qui e penseremo domani al resto...sono troppo stanca per pensarci ora.- replicò Beatrix con un lieve sorriso sfinito sul volto - Ora che il dolore sta scemando voglio solo chiudere gli occhi.-
- Mi pare giusto.-
Annabeth prese la tazza e la riempì di caffè.
- Scendo a vedere cosa succede di sotto. Se hai bisogno chiama. In ogni caso passerò più tardi a controllare.-
- Grazie, Annabeth.-
- Figurati...-
La ragazza uscì dalla stanza e accostò la porta.
Cercando di non fare rumore scese al piano inferiore della casa ed entrò in sala.
Davanti al fuoco morente del camino Sigmund e Vincent si erano entrambi addormentati, il primo sulla poltrona e il secondo sul divano.
La donna sorrise davanti alla tenera scena; in punta di piedi si avvicinò al focolare e rimise della legna sui tizzoni ardenti per ridare vivacità alle fiamme, poi si diresse in cucina a sorseggiando il suo caffè ormai freddo.
Frugò nel frigo e, dopo aver sgraffignato quello che sembrava un avanzo di torta di zucchini, si andò a sedere al bancone: per lei quella sarebbe stata una lunga notte senza riposo.

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