sabato 21 marzo 2015

Capitolo 27 - La Ragazza Smarrita

Annabeth riagganciò il telefono ed entrò nella stanza dove l'aspettava un'irrequieto Vincent.
- Era Lloyd, voleva sapere com'è la situazione.- annunciò.
Il giovane si voltò a guardare la ragazzina stesa nel letto sotto un cumulo di coperte, con tre diverse flebo che le uscivano dalle braccia.
- E com'è la situazione?- chiese.
Lei si andò a sedere al suo fianco e si strinse nelle spalle.
- È malnutrita, disidratata, gravemente anemica e semi-congelata. È una vera fortuna che Lloyd sia passato dal locale, altrimenti questa mattina qualcuno avrebbe rinvenuto un cadavere sepolto dalla neve.-
- Pensi se la caverà?-
- Per ora è stabile. Se fosse una Sapiens non avrebbe chance, ma noi siamo più resistenti, tornerà in piedi.-
Vincent guardò con tenerezza la giovane sconosciuta: sembrava così piccola in quel letto, attaccata a tutte quelle macchine da medici che Anna aveva tirato fuori dalla cantina come altri avrebbero fatto con una brandina e un cuscino. I lunghi capelli castani incorniciavano un visino scarno con le guance scavate, spolverate di una manciata di piccole graziose lentiggini. Le sue labbra erano pallide e spaccate e il suo naso rosso, spellato e irritato al di sotto della mascherina dell'ossigeno.

- Quanti anni pensi che abbia?- chiese.
La sua Maestra inclinò la testa di lato con fare pensoso, poi strinse le labbra e scosse lentamente il capo.
- Non più di venti certamente.- rispose malinconica - È molto giovane. Quello che mi domando è come abbia fatto a ridursi così.-
- In che senso?- domandò lui perplesso.
- Non è un Cucciolo. Un Vampiro di questa età dovrebbe essere perfettamente in grado di cacciare autonomamente. In assenza di cibo e acqua il nostro corpo si deteriora velocemente a causa del nostro metabolismo accelerato, ma con la caccia possiamo reintegrare parte dei nutrienti e dei liquidi oltre ai globuli rossi; ma allora perché non ha cacciato?-
- Non lo so.-
Rimasero in silenzio.
Era una situazione strana, addirittura assurda per Vincent. Tuttavia più che essere sorpreso o sconcertato, si sentiva preoccupato per quella ragazzina trovata nella neve, avrebbe voluto fare di più per lei. Vivendo con Anna si era abituato a trovarsi invischiato in situazioni assurde, ma in quel caso non si trattava di ambientarsi in una circostanza bizzarra, quanto semmai di realizzare la sua impotenza di fronte a quella povera creatura addormentata. Essere un Vampiro non aveva cambiato il mondo è non gli aveva fornito il potere di migliorare le cose, forse gli aveva solo aperto gli occhi su realtà nuove e non sempre migliori.
Le rimboccò un poco la coperta con premuro, poi si volse cercare lo sguardo della sua Maestra.
- Hai idea di chi possa essere?- domandò.
Lei scosse lentamente la testa con fare pensoso, poi tutt'a un tratto parve ricordarsi di qualcosa d'importante.
- Non avevo uno zaino con sé?- chiese come illuminata.
Vincent ci pensò su, si alzò e andò a prendere il piccolo bagaglio di stoffa lasciato in un angolo della stanza. Lloyd lo aveva rinvenuto accanto alla loro misteriosa ospite e lo glie lo aveva lasciato in consegna insieme alla coperta di lana e alla cerata gialla in cui la giovane era avvolta al momento del ritrovamento.
Annabeth prese la borsa sformata dalle mani del suo cucciolo e con cautela la riversò sul pavimento. Il contenuto era piuttosto interessante: c'erano dei panni sporchi​ avvolti su se stessi e chiusi in un sacchetto e vestiti puliti piegati e tenuti arrotolati insieme da un cordino nero, un paio di scarpe di tela e una borsina di stoffa con all'interno alcuni oggetti per l'igiene personale. Oltre a questi beni pratici lo zaino conteneva anche un libro di racconti mitologici d origine norreana, un piccola cartella da disegno di cuoio, un quaderno per schizzi e un astuccio di stoffa con vario materiale da disegno.
Annabeth controllò attentamente anche le tasche esterne: erano per lo più vuote, se non per un vecchio portafoglio di pelle e un piccolo dispositivo elettronico per ascoltare la musica con tanto di grandi cuffie e cavo elettrico per ricaricarlo.
La ragazza si concentrò sul portafoglio nella speranza di ricavarne qualche informazione: all'interno non vi erano banconote e neppure alcun tipo di carta né di credito né di altro tipo. Custodiva solo qualche monetina, alcuni scontrini e biglietti del treno usati, una fotografia di quella che doveva essere la famiglia della sconosciuta ragazzina e un documento di identità stropicciato.
- Da quello che è scritto qui, il suo nome è Margaret-Anne Rosenberg, anche se dubito che questo documento sia autentico.- commentò rivolta il suo Cucciolo.
Lui si lasciò sfuggire una risatina.
- Guarda che coincidenza, si chiama quasi come te.- osservò.
- È una simpatica coincidenza.- ne convenne lei - Tuttavia come ti ho detto potrebbe benissimo non essere il suo vero nome. Il che non ci aiuta a identificarla.-
Il giovane si sgranchì la schiena.
- Beh, temo che nessuno di noi riuscirà a dormire stanotte.- annunciò - Forse è il caso che vado a fare del caffè per evitare di collassare.-
Lei annuì, accogliendo l'idea con entusiasmo.
- Mi sembra un'ottima idea.- convenne - Fallo bello forte.-
Mentre il giovane lasciava la stanza, Annabeth prese tra le mani il quaderno trovato nello zaino. Conteneva perlopiù disegni a matita o carboncino, tutti rigorosamente datati. A questi si alternavano o accompagnavano sporadiche, brevi frasi dal sapore poetico, ma se quelle parole erano vaghe, metaforiche, quasi impalpabili, come ombre sulla carta, i disegni erano di una precisione e un realismo impressionante, considerata la giovane età dell'autrice.
La ragazza poteva riconoscere distintamente in quelle linee le diverse città della vecchia Europa ritratte attraverso i loro monumenti e squarci suggestivi. I volti delle persone tratteggiati su quelle pagine erano così vividi e ricchi di dettagli che non le era difficile vederli prendere vita davanti ai suoi occhi.
Eppure tra tutti quei disegni così ben definiti e puliti vi era una figura ricorrente che appariva sfocata e indistinta: i lineamenti del viso erano indefiniti e confusi e da un disegno all'altro parevano mescolarsi e mutare; lo stesso valeva per le linee del corpo che si modificavano a tal punto ad ogni schizzo che l'unico modo per Annabeth di riuscire a identificare in quella figura sempre il solito personaggio, era il fatto che aveva sempre i soliti vestiti. Era come se l'abile disegnatrice non fosse in grado di cogliere distintamente e in modo univoco i tratti di quell'enigmatica persona, così la sua mano la ritraeva in modo indistinto e fugace, come uno spettro o un'ombra che correva sull'acqua. Tuttavia era evidente dalla ricorrenza con la quale era disegnato e dalle elaborate cornici con cui la ragazza adornava quell'immagine quanto profondo fosse l'affetto che la legava a quel misterioso individuo.
La donna chiusa il quaderno e sospirò.
La situazione si stava facendo piuttosto complicata, cominciava a dubitare che la che ragazzina, che giaceva addormentata nel letto accanto a lei, si fosse ritrovata per puro caso davanti alla porta del locale di Lloyd, ma che dietro a quel ritrovamento vi fosse qualcosa di meno fortuito e più complicato. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere chi fosse e come era arrivata fino a lì.
Ripose gli oggetti all'interno dello zaino e aspettò che Vince tornasse dalla cucina con una bella tazza di caffè fumante. I due tornarono a sedersi accanto al letto e per un po' sorseggiarono in silenzio la bevanda calda.
- È successo qualcosa?- chiese lui all'improvviso.
- Perché?- domandò lei.
- La tua espressione è cambiata.- rispose il giovane con un mezzo sorriso - Ormai so riconoscere le tue facce e ora hai quella di quando quando qualcosa ti preoccupa.-
- Solo una sensazione.- sospirò - Ho visto dei disegni che ha fatto. Temo che la sua mente sia stata manipolata.-
Vincent provò una stana sensazione allo stomaco.
- Che intendi dire?- chiese.
- Da quello che ho potuto vedere, pare che ci sia qualcuno nella sua vita...una presenza importante, che però non vuole essere ricordata, identificata...mi domando per proteggere chi.-
Il ragazzo cambiò posizione sulla sedia, come a disagio.
- Tu pensi ci sia qualche...uhm...intrigo sotto?-
- Chi può saperlo? Magari mi sbaglio, può anche trattarsi di qualcos'altro. Comunque non preoccuparti, affronteremo una cosa per volta.-
Lui la guardò per qualche istante poco convinto, mentre lei tornava a sorseggiare il suo caffè, poi rivolse la sua attenzione alla piccola creatura addormentata. Con delicatezza le spostò una ciocca di capelli dal viso; a quel tocco il volto della ragazzina si contrasse e la sua testa si spostò un poco. Le sue dita sottili si strinsero intorno alla stoffa delle lenzuola e i suoi occhi si aprirono e chiusero lentamente.
Vincent in preda all'eccitazione guardò prima lei e poi la sua Maestra ripetutamente aspettandosi una reazione simile da quest'ultima, ma lei assunse mantenne il controllo e assunse un'aria pacata e gentile per chinarsi sulla ragazzina.
- Ehi, sei sveglia?- chiese dolcemente.
Lei ci mise un po' per rispondere; era disorientata, confusa, in un ambiente nuovo che non poteva conosce e collegata a dei macchinari di cui non comprendeva il funzionamento. Eppure con grande sorpresa di entrambi i suoi ospiti non andò nel panico, riuscì a rimanere calma e si adattò alla situazione in tempo straordinariamente breve.
Lentamente si tolse la maschera dell'ossigeno, mentre i suoi occhi vagavano per la stanza.
- Dove sono?- domandò in un sussurro.
- In un luogo sicuro.- la rassicurò Annabeth - So che sei molto stanca, ma avrei bisogno di farti qualche domanda. Va bene per te?-
- Okay.-
- Okay. Come ti chiami?-
- Mi chiamo Verity.-  rispose lei con voce flebile - Ma Daniel...il mio Maestro...quando siamo in giro mi chiama Margaret Anne.-
Era ancora confusa, cercava di mettere insieme le idee ma queste si follavano nella sua mente in modo disorganizzato e caotico, uscendo in modo un po' sconnesso dalle sue labbra.
Annabeth le sorrise gentile, senza dare peso alla disorganizzazione dell'eloquio della ragazzina.
-.Sei in un posto sicuro d'accordo. Possiamo chiamarti Verity, se lo preferisci.-
- Sì.- mormorò la bambina con voce stanca - Siamo alla Lanterna?-
- No, non ora, ma è lì che ti abbiamo trovato. Ti ha trovato Lloyd, il proprietario della Lanterna e ti ha portato qui. Va bene?-
- Va bene...e Daniel è arrivato?-
- No, mi spiace. Lui non era con te?-
Il volto della ragazzina si oscurò un poco per il dolore.
- Ci siamo separati.- mormorò - Daniel...lui era nei guai...non voleva che mi prendessero...e se doveva scappare io sarei stata d'intralcio...è per questo che mi ha trasformato...per avere più possibilità...però lui non ho fatto in tempo a insegnarmi...-
Le mancava il fiato.
Annabeth prese la mascherina e glie la rimise sul viso per aiutarla a respirare.
- Va bene, basta così.- disse teneramente - Cerca di riposare, qui pensiamo a tutto noi. Non devi preoccuparti per il tuo maestro, probabilmente ha solo avuto un contrattempo, ma arriverà. Ora devi pensare solo a dormire e rimetterti in forze. D'accordo?-
Verity annuì appena e chiuse gli occhi. Una lacrima solitaria sfuggì da sotto le sue ciglia e corse lungo il suo naso.
Annabeth fece cenno a Vince di seguirla fuori dalla stanza, portando con sé lo zaino della fanciulla. Accostò delicatamente la porta della stanza e si spostarono in sala in modo da non disturbarla
- Sei stata brava.- osservò lui.
- In che senso?- domandò la ragazza perplessa.
- Beh, di solito sei strana con le persone e hai poca pazienza, mentre sei stata molto dolce con lei.- spiegò il giovane con un sorriso fiero.
- Grazie?- borbottò lei, scoccandogli un'occhiata carica di disappunto - Non sono così terribile con le persone.-
- Insomma giusto ieri hai fatto piangere una commessa.- osservò Vince.
- Oh, se l'è meritato.- commentò lei con un gesto infastidito.
- Ti ha solo chiesto se avevi bisogno di aiuto.- ribadì lui.
- Per la quarta volta.- puntualizzò lei.
Il ragazzo sospirò rassegnato e si lasciò cadere sul divano.
- Sei stata comunque scortese. Ma parlando di Verity sei stata fantastica. È stata piuttosto vaga nelle sue risposte, ma ciò che ha detto spiega comunque diverse cose.- osservò il giovane.
Annabeth si mordicchia il labbro scuotendo lentamente la testa.
- Ti sbagli, semmai apre la porta a un mare di dubbi.- lo corresse.
- Che intendi dire?- domandò Vincent aggrottando le sopracciglia.
- Intendo dire - rispose la sua Maestra - che Verity non è un Cucciolo, come ti ho già detto e come avresti dovuto capire da solo. Eppure sostiene di avere un Maestro dal quale si è separata per motivi non meglio definiti, cosa che l'ha ridotta nello stato in cui versa attualmente.-
- Credi che abbia mentito?- domandò lui senza capire dove volesse andare a parare la ragazza.
- No, lei è sincera, penso che sia un Vampiro da ben poco tempo. Piuttosto credo che l'uomo che l'ha trasformata sapesse bene cosa stesse facendo. L'ha mutata perché era consapevole che si trovavano in cattive acque e temeva di doversi separare da lei. I Cuccioli impiegano tempo per riprendersi dopo la trasformazione sarebbe stata poco saggia mutarla in una condizione di pericolo a meno che lei fosse stata una Discendente.-
- Aspetta, aspetta.- la interruppe lui - I Discendenti sono metà Vampiri e metà Sapiens giusto?-
Lei annui.
- Okay e non si distinguono quasi per nulla dai Sapiens, no?- continuò.
- Esatto.- confermò lei - In pratica sono Sapiens a tutti gli effetti.-
- Bene quindi come avrebbe fatto questo Deniel a capire che lei era un Discendente?-
Annabeth estrasse dallo zaino il portafoglio di pelle e mostrò a Vincent la foto che aveva trovato al suo interno. L'immagine ritraeva una famiglia di cinque persone: a sinistra era ritratta Verity con accanto a una donna dai capelli biondi e alla sinistra della donna c'era un uomo dai capelli rossi. Davanti agli adulti stavano due ragazzini anch'essi rossi di capelli.
- Credo sia una foto della sua famiglia.- spiegò - Guarda la disposizione: Verity è accanto alla madre, la quale si frappone fra lei e il padre, mentre i fratelli sono davanti tra i genitori. Ma la cosa più evidente è che Verity ha i capelli castani, mentre i suoi genitori li hanno rossi e biondi: capirai anche tu che c'è qualcosa che non torna.-
Vincent prese la foto è la osservò in silenzio per una manciata di secondi.
- In parole povere stai dicendo che è un corno.- commentò infine.
È un forte sospetto. La madre l'abbraccia nella foto, quindi lei è il genitore genitore biologico, a prescindere che si tratti di un corno o altro. È molto probabile che il suo Maestro sia in realtà il suo padre biologico o qualcuno che lo conosceva. Ad ogni modo sono solo supposizioni, dovremo aspettare che la piccola si rimetta per avere delle risposte. Ci sono molti punti oscuri, per esempio per quale motivo siano venuti fin qui dall'Europa o perché cercavanoLanterna. Magari chiederemo aiuto alla cara vecchia Beatrix, lei non vede l'ora di dare una mano.-
Vince parve distratto.
- L'Europa...pensi venga da lì?- chiese curioso.
- Non lo penso, lo so. Ho visto i suoi disegni sul quaderno, ha talento. Ha disegnato diversi monumenti della vecchia Europa, senza contare che ha un forte accento irlandese...di Belfast direi.-
- Cavolo, io non me ne sono neppure accorto.-
- È perché non studi abbastanza. Ad ogni modo continuare ad interrogarci su chi sia, da dove venga e cosa ci facci qui non farà che aumentare le nostre domande. Ci penseremo domani mattina, per ora cerchiamo di far passare questa notte. Vedi un po' cosa c'è in tv.-

Nessun commento:

Posta un commento