domenica 15 marzo 2015

Capitolo 26 - Solstizio d'Inverno

- Alla notte più lunga!-
L'ennesimo brindisi portò l'allegra tavolata ad alzare in aria i bicchieri.
Fra le risate generali, qualcuno offrì ultra giro di dolce rischiando che la metà dei commensale desse di stomaco prima di riuscire ad arrivare in bagno.
Vincent posò il suo bicchiere dopo averne bevuto appena un sorso, mentre i suoi occhi si spostavano prima su Lloyd, che per scommessa con i suoi figli aveva tracannato tutto d'un fiato la sua dose di spumante e ora buttava giù anche la loro, incitato dai suoi ragazzi, poi su Anna e Sigmund che chiacchieravano allegramente fra di loro, lui decisamente brillo, lei sinceramente divertita dallo stato dell'uomo..
La moglie di Lloyd, Cathrin, faceva avanti e indietro dalla cucina insieme alla sorella del marito che si era unita a loro per quella ricorrenza, cominciando a rassettare la casa vista l'ora tarda.
L'unica che se ne stava in disparte era Beatrix; di solito non era quel tipo di persona, anzi era la prima a intavolare improbabili conversazione nelle quali aveva una parte da protagonisti, ma quella sera, anche durante la cena, era sempre rimasta un poco defilata, partecipando poco alla festa.
Il giovane si alzò da tavola e la raggiunse sul divano accanto alla finestra dove se ne stava seduta immersa nei suoi pensieri.
Per l'occasione indossava un abito blu notte con dei delicati ricami in argento, un paio di guanti nello stesso stile e quegli immancabili stivaletti di cuoio e stoffa che a lui ricordavano un po' il guardaroba della nonna.

Con le gambe leggermente sovrapposte, la schiena dritta e le mani raccolte in grembo, non pareva neppure che fosse del tutto umana, avrebbe quasi voluto farle un pizzicotto per vedere se sobbalzava o semplicemente si girava a guardarlo, ruotando solo la testa come le bambole dei film horror.
Era talmente rapita dalle sue elucubrazioni che non parve accorgersi di lui e i suoi occhi continuarono a correre dietro ai soffici fiocchi di neve che danzavano nell'aria fredda oltre il vetro anche quando si sedette accanto a lei.
- Stasera sei più stana del solito.- esordì Vincent.
La fanciulla si voltò verso di lui con aria sorpresa.
- Oh, salve.- commentò.
- Beatrix, va tutto bene?-
Lei gli rivolse un caldo, ma malinconico sorriso e gli fece una lieve carezza.
- Sei dolce a preoccuparti per me, ma non c'è motivo. Speravo solo che Cedric potesse raggiungerci per questa ricorrenza, è un peccato non ce l'abbia fatta.-
Cedric, l'ex cucciolo di Beatrix, avrebbe dovuto raggiungerli il giorno precedente, ma la neve aveva reso impossibile il decollo del suo aereo. Per la fanciulla non era stata una notizia facile d'accettare, teneva molto a passare quella festività con il suo più caro amico, ma aveva dovuto rassegnarsi.
- Vabbè, dai, ci raggiungerà per capodanno.- cercò di sdrammatizzare.
- Temo di no.- rispose lei - Purtroppo aveva solo tre giorni liberi prima di dover tornare alle sue incombenze. Spero solo che una volta portate a termine avremo un po' di tempo da passare assieme.-
Vincent sorrise nel constatare l'affetto che li legava.
- Ne sono certo. E trovo che non sia un buon motivo per buttarsi giù in questo modo...-
Lei lo guardò per un istante come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma poi cambiò idea e si limitò a stringersi nelle spalle.
- Sai - commentò infine - Quando vivi a lungo capita di perdere molto lungo il cammino e le festività sono occasioni gioiose che tuttavia tendo a riportare alla mente a quella felicità che hai perso con lo scorrere degli anni. Avere qui Cedric sarebbe stato come prendere un granellino di quella sabbia che è caduta dalla clessidra del tempo e riportarlo indietro nel presente. Purtroppo non sempre le circostanze sono tali da riuscire a soddisfare i nostri desideri.-
La malinconia di quel discorso fece intenerire ulteriormente Vincent che si mise comodo deciso a fare un po' di compagni alla sua secolare amica.
- Non hai altri cuccioli...cioè Trasformati con cui sei in contatto?- domandò.
- Purtroppo no. Oltre a Cedric ho avuto altri due cuccioli, ma sono entrambi morti, uno per una disgrazia, l'altro per un mio errore di valutazione.-
Di male in peggio, il ragazzo pensò che avrebbe fatto meglio a mordersi la lingua.
Beatrix gli sorrise e gli posò una mano sulla spalla.
- Rilassati, è accaduto anni fa.- lo rincuorò - Vedi, avevo conosciuto questo ragazzo, uno studioso brillante, con una cultura enorme. Passavo lunghe ore nel discorrere con lui di filosofia e arte e decisi così di trasformarlo, ritenendo che una tale mente fosse sprecata fra i Sapiens. Purtroppo non avevo tenuto conto del suo temperamento: era testardo, caparbio, superbo ed egocentrico e ahimè anche molto litigioso. Così dopo pochi anni dalla sua trasformazione, forte delle nuove capacità che aveva acquisito, comincio a mettersi nei guai sempre più spesso fino a che non si fece coinvolgere in un duello all'ultimo sangue che volse a favore del suo avversario. Da ciò ho quantomeno imparato a valutare i miei candidati a Cuccioli con maggiore cura e soprattutto ad analizzare ogni aspetto del loro io.-
- Beh, mi spiace comunque, non deve essere stata una bella esperienza per te.-
Lei si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Forse no, ma ho avuto Margaret al mio fianco e ovviamente mio fratello. Con le persone non si può mai sapere, noi facciamo loro un dono, ma poi sono loro stesse a decidere cosa farne e noi dobbiamo saper accettare che i loro errori e le loro sciagure non possono essere solo e sempre una nostra responsabilità. Non è facile, quando anche tu avrai un Cucciolo ti renderai conto di quanto sia difficile accettare che quello che hai davanti non è un bambino che puoi proteggere, ma un adulto a cui devi insegnare e fornire tutti gli strumenti necessari a vivere bene, ma che purtroppo commetterà errori e fallimenti ai quali non sempre potrai porre rimedio.-
- Sei incoraggiante...- osservò lui con un sorriso sarcastico.
- Sono sincera, motivo per cui non sto molto simpatica alla maggior parte della popolazione che ha modo di conoscermi un po' più a fondo. Ad ogni modo so che tu non avrai problemi, ti fidi della tua Maestra e sei un ragazzo intelligente con un buon carattere. Sono fiduciosa del fatto che farai parecchia strada.-
- Che fate qui da soli?- domandò Anna raggiungendoli.
In mano aveva due bicchieri che offrì loro: Beatrix lo accettò di buon grado, mentre Vincent fu costretto a rifiutare per evitare di sentirsi male a fine serata, così la ragazza lo tenne per sé.
Il giovane sorrise facendole un poco di spazio sul divano accanto a loro: era molto bella quella sera, più del solito. Aveva raccolto i capelli e messo un bel vestito grigio-argenteo con delle incrostazioni di pietre sul corpetto e la gonna in tulle che sembrava quasi farro di piume o squame.
Si era anche truccata un poco, anche se non ne aveva bisogno, ma l'effetto nel complesso era da lasciare senza fiato.
- Allora, cosa complottate?- domandò con uno di quei suoi rari, meravigliosi sorrisi aperti.
- Conquista del mondo, attacchi nucleari, spionaggio industriale...- cominciò Beatrix.
- Lavaggio del cervello mediatico, rapimenti alieni, gli illuminati...sai ci preoccupiamo delle sorti del mondo.- concluse Vincent.
Risero.
- Oh, certo, i grandi problemi dell'universo.- commentò Anna divertita.
- Tu scherzi, ma nel frattempo i rettiliani si muovo fra noi perfettamente mimetizzati.- asserì La fanciulla ostentando una grottesca serietà.
- Uh, a proposito di complotti. I figli di Lloyd, non è che gli somiglino molto...- osservò il ragazzo.
Le due donne si scambiarono una rapida occhiata, poi Beatrix si portò rapidamente un dito a toccare la punta del naso.
L'altra sbuffò.
- Sei infantile.- borbottò, poi si rivolse a Vincent - Devi sapere che in realtà i figli di Lloyd, non i suoi figli biologici. Quando lui sposò Cathrin, lei era ancora Sapiens e aveva già due figli da un matrimonio precedente. Al tempo i due avevano tre e sette anni, così lui ha trasformato la moglie e poi anche loro quando hanno compiuto circa ventun anni.-
Lui si voltò a guardare la famigliola felice che scherzava allegra,ente intorno alla tavola, mentre i figli tentavano di far ubriacare il padre. Non avrebbe mai detto che Lloyd non fosse in tutto e per tutto l'oro padre, tanto era l'affiatamento tra loro.
- Quanto è passato da allora?- domandò curioso.
- Tre, dalla trasformazione del secondogenito, non molto in effetti.- rispose Beatrix - Al momento sono entrambi iscritti all'istituto per Vampiri in cui ho avuto occasione di lavorare tempo addietro. Sono ragazzi ancora piuttosto giovani, ma stanno ottenendo ottimi risultati.-
Hanno quasi la mia età.-
- È vero, ma tu sei molto più adulto rispetto a loro. Avete avuto una vita molto diversa.-
Anna lanciò un'occhiataccia a Beatrix dopo quell'osservazione; non era certo la cosa migliore da dire per favorire un'atmosfera allegra e rilassata. L'altra dal canto suo la ignorò limitandosi a bere dal suo bicchiere.
- Gioia, me ne andresti a prendere un altro?- domandò a Vincent.
- Oh, certo.- rispose lui scattando in piedi.
Prese il bicchiere e tornò alla tavola.
La ragazza sospirò.
- Sei sul malinconico stasera?-
- Ognuno ha i suoi giorni storti.- rispose la fanciulla - Le feste non sono i momenti più felici per me.-
- Eppure ti ostini a festeggiarle.-
I grandi occhi di Beatrix scrutarono il volto della sua interlocutrice.
- Il mondo va avanti, mia cara, questo a prescindere che io voglia proseguire con lui o meno. Scappare dagli eventi non aiuta di certo a trovare la strada da percorrere attraverso le avversità, senza considerare che non posso mettere in stallo la vita degli altri perché la mia non va da nessuna parte. D'altro canto a volte può capitare che sia difficile affrontare gli eventi che riportano alla mente il dolore, non siamo fatti a scompartimenti stagni, e nel fallimento è importante cercare di danneggiare gli altri il meno possibile. Da qui il mio isolamento.-
Annabeth finì tutto d'un fiato il bicchiere che aveva in mano.
- Se devo ascoltare questi discorsi ho bisogno di più alcol.-
La fanciulla ci pensò su.
- Sì, in effetti anche io.-
Fortunatamente Vincent tornò con due calici e con la compagnia di Sigmund.
- Mi care fanciulle.- annunciò l'uomo - Non vorrei interrompere le vostre chiacchiere, ma si dà il caso che siano quasi le quattro del mattino, credo sia arrivato il momento di tornare a casa.-
- Temo tu abbia ragione.- commentò Beatrix - Mi faresti la cortesia di prendermi il cappotto?-
- Ma certo, amata sorella. Vieni con me Vince, credo che anche Annabeth avrà bisogno del suo.-
- D'accordo!- rispose l'altro trotterellandogli dietro.
La ragazza li osservò allontanarsi senza aver avuto modo di poter dire la sua.
- È meraviglioso quando la gente chiede la tua opinione.- borbottò.
La fanciulla le sorrise.
- Non lamentarti, il cappotto ti sarà recapitato senza che tu debba fare il minimo sforzo.-
- A volte penso a quanto sia straordinaria la tua capacità di comando in relazione alla tua stazza.-
- È tutta questione di carisma.-
Annabeth alzò il bicchiere verso la sua interlocutrice e poi bevve un lungo sorso.
- A proposito, come va a casa da quando siamo andati via. Mi hai tenuta aggiornata sui miglioramenti della gamba ma non mi hai mai detto se è migliorato anche l'atteggiamento di Sigmund.-
A quell'affermazione Beatrix scoppiò a ridere, lasciando l'altra piuttosto perplessa dal momento che non le era parso di aver detto nulla di così divertente.
- Siamo sulla via di guarigione anche per quello.- rispose - Ma devo ancora staccare il telefono quando è fuori casa per avere un po' di pace.-
In quel momento i due uomini tornarono con i cappotti e il gruppetto andò a salutare il resto della compagnia.
- Ve ne andate già?- piagnucolò Lloyd.
- Già? Lloyd, sono le quattro del mattino!- rispose Annabeth.
- Ma davvero?- domandò lui sbigottito, guardandosi attorno per trovare conferma.
- Già.- gli rispose sua moglie - E immagino che domani i nostri ospiti avranno delle cose da fare. E i tuoi figli devono studiare per gli esami.-
Il più giovane dei ragazzi si sporse oltre il tavole.
- Ehi, papà, ma hai portato il computer a casa?-
Una bizzarra imprecazione che tirava in ballo la progenie di un cammello zoppo e un procione sessualmente attivo suscitò l'ilarità generale, mentre Lloyd si disperava.
- È al locale! Vado a prenderlo ora.- borbottò rassegnato - Su, così vi accompagno anche fuori, da buon padrone di casa.-

Borbottando qualche tiepida imprecazione, Lloyd avanzava sotto i fiocchi di neve danzante.
Odiava dimenticarsi le cose al locale, era qualcosa che lo faceva imbestialire, eppure ogni volta lasciava matematicamente qualcosa di importante sul retro e gli toccava tornare a prenderla alle ore più disparate. Soprattutto in quel momento avrebbe desiderato con tutto se stesso essere meno sbadato; dopo tutto l'alcol è il cibo che aveva ingerito quello che desiderava era un letto caldo, non una bella passeggiatina sotto la neve, con quel fastidioso venticello gelido che tentava di entrare del colletto della sua giacca non appena smetteva di tenerlo accostato con la mano.
Le luci del locale erano spente, così come l'insegna che sormontava l'entrata. Le finestre buie e l'aria silenziosa gli facevano una strano effetto: chiudeva così raramente che vedere la sua creatura dormirò gli metteva quasi in senso di tristezza.
Superò l'ingresso principale e imboccò la stradina laterale per raggiungere quello secondario, mentre la neve appena caduta scricchiolava sotto i suoi piedi, lasciando una scia di impronte dietro di lui.
Forse fu perché stava frugando nelle tasche alla ricerca delle chiavi, forse per la scarsa illuminazione o ancora per colpa di tutti quei candidi fiocchi che riempivano l'aria, fatto sta che non si accorse del grosso fagotto abbandonato davanti all'entrata finché non rischiò quasi di inciamparci.
Imprecò e fece un passo indietro, poi con fare circospetto osservò meglio quella cosa semi sepolta dalla neve: pareva un grosso involto di stracci, qualcosa di marrone o grigio che sembrava lana sopra a qualcos'altro di giallo sotto.
Non era la prima volta che qualche imbecille gli faceva uno scherzo o gli buttava la spazzatura davanti la porta, senza contare quella volta che gli avevano piazzato una bomba sotto casa per via di un conflitto tra gli Indipendenti.
Prudentemente di avvicinò un poco, di certo doveva capire di che cosa si trattasse: pian piano allungò la mano e con un gesto rapido tirò via la coperta di lana.

- Siete sicuri che non volete un passaggio?- domandò nuovamente Annabeth.
- Sicuri.- confermò Beatrix - Mi piace osservare gli ubriachi in metropolitana sotto le feste.-
La ragazza e Sigmund si scambiarono un'occhiata perplessa.
- Okay, contenta tu.- commentò lui, poggiando la mano dietro la schiena della sorella.
- Beh, buona notte allora.- li salutò Anna.
- Buona notte.-
- Buona notte.-
Lei e Vince si incamminarono lungo la strada.
- Andiamo a piedi o prendiamo la macchina?- chiese.
- Prendiamo la macchina, sennò ci tocca tornare domani a recuperarla.- rispose lui deciso.
La ragazza prese le chiavi dalla tasca, ma poi esitò.
- Sei sicuro di riuscire a guidare?- chiese circospetta.
- Ma certo!-
Il giovane saltò su un muretto lì a fianco con un balzo leggero.
- Ecco, vedi? Cammino perfettamente dritto lungo la linea.- disse, girandosi verso di lei - E anche all'indietro.-
Saltò giù dal muretto e si portò l'indice a toccare la punta del naso.
- E come puoi notare il mio dito trova sempre il mio naso. Prima il sinistro...e poi il destro. Vuoi anche sentire l'alfabeto al contrario?-
- No, è sufficiente.- rispose lei con un sorriso, tirandogli le chiavi.
Vincent le prese al volo e si esibì in un inchino teatrale, togliendosi il berretto di lana.
- La ringrazio, madama.-
Lei gli diede una mezza spinta ridendo e fece per commentare quando d'un tratto il suo telefono squillò. Sorpresa mise una mano in tasca e osservò lo schermo.
- È Lloyd, ci siamo sicuramente scordati qualcosa.- commentò, poi premette "rispondi" - Ehi, Lloyd, che succede?-
All'arrivo della risposta la faccia della ragazza si contrasse in un'espressione a metà tra l'incredulo e il perplesso.
Vincent le lanciò un'occhiata interrogativa e lei gli fece cenno di aspettare.
- Lloyd, Lloyd, rallenta. Come sarebbe a dire che hai trovato una ragazza?-

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