martedì 10 febbraio 2015

Capitolo 21 - Cioccolata Calda

Nella penombra della stanza Annabeth sedeva pensierosa sul divano, lo sguardo perso nelle fiamme del caminetto.
Mentre le sue dita accarezzavano il taccuino di pelle, un tempo appartenuto al suo defunto zio, i suoi pensieri indugiavano sulla giornata appena trascorsa, dall'imboscata mattutina di Beatrix all'allegra serata passata con Vince ad addobbare il piccolo abete rimediato il giorno precedente.
Probabilmente a lasciarla maggiormente perplessa, sarebbe dovuta essere quella chiacchierata a tradimento nella sua camera da letto, mentre invece era proprio quella piacevole e spensierata serata pre natalizia ad occupare lo spazio maggiore nella sua testa...senza escludere poi la stravagante uscita di Beatrix circa la gita in piscina del giorno seguente; di sicuro lei non aveva creduto neanche un attimo alla storia del "piacere di nuotare".
Sospirò mentre uno dei cuccioli si arrampicava sul divano graffiando il tessuto che copriva i morbidi cuscini.

Non le capitava spesso, ma quel giorno si sentiva diversa: dopo tanto tempo aveva ritrovato il piacere di passare del tempo con un altro essere umano e questo la faceva sentire strana, quasi a disagio, eppure felice in un certo senso. Non era sicura che ciò avesse un senso per il resto del mondo, ma per lei le piccole cose quotidiane che scaldavano il cuore erano una realtà molto lontana.
Una tazza sormontata da un abbondante ricciolo di panna fece la sua comparsa davanti al suo naso. Immersa com'era nei suoi rimugini, soprassalì appena per la sorpresa.
-.Ti ho spaventata?- domandò Vince.
Lei scosse la testa e prese la tazza tra le mani.
- Ero solo distratta...questa è...?-
- La tua preferita.- rispose lui orgoglioso - Cioccolata fondente aromatizzata alla cannella, panna e mini meringhe al cioccolato.-
Lei sorrise con fare malinconico.
- Grazie, non dovevi.-
- Mi era parso che avessi la faccia di una che ha bisogno di un po' di cioccolata.-
Nell'ultimo mese Vince aveva imparato a conoscere meglio la sua maestra. La cosa che più l'aveva colpito in quell'ambito era l'instabilità del carattere di Anna: passava da essere una persona forte, sicura, impassibile, a volte addirittura aggressiva ad avere momenti di incredibile fragilità. Non capitava spesso è quasi mai durante le ore diurne, ma durante la notte l'aveva sentita più volte svegliarsi urlando e allora aveva passato il resto delle ore, che mancavano al sorgere del sole, a tenerle compagnia seduti sul divano. Non si era mai trattato di situazioni estreme come la prima crisi a cui aveva assistito, ma certo era che quei momenti di disperazione la spossavano fino al punto di lasciarla priva di forze.
Gli faceva male vederla in quelle condizioni, spesso si era e le aveva domandato cosa fosse accaduto di così terribile da sconvolgere a quel punto la sua mente anche dopo tanto tempo, ma non era mai riuscito a ottenere alcuna risposta.
Anna diede un paio di pacche al cuscino accanto a lei.
- Ti va di sederti?- chiese.
- Certo.- rispose lui, prendendo circospetto posto al suo fianco - Che succede?-
- C'è una cosa di cui ti vorrei parlare...- rispose lei - Si tratta di Beatrix e me...-
Lui si scansò bruscamente, poggiandole una mano sul braccio e assumendo un'aria di teatrale sgomento.
- Non me lo dire: avete una relazione segreta.-
La ragazza lo guardò interdetta per un paio di secondi buoni prima di scoppiare a ridere.
- Oh, certo, ma è naturale.- commentò ironica cercando di non rovesciarsi addosso la bevanda calda.
- E scommetto pure che Beatrix è l'uomo nella coppia.- osservò lui pensieroso.
- Beatrix sarebbe l'uomo anche se stesse con Lloyd, a un ego troppo ingombrante per non essere il partner dominante in una coppia.-
- Vero. Comunque vi vedrei bene insieme...anche se forse ti farebbe venire un esaurimento nervoso nel giro di un paio di mesi.-
Lei gli scoccò un'occhiata obliqua.
- Non è il mio tipo...anche se a quanto pare io sono il suo, visto che ci ha provato con me stamane.-
Vince, che stava bevendo da una bottiglietta di plastica, si sentì andare il liquido di traverso e cominciò a tossire ad emettere rantoli soffocati finché non si rigurgitò addosso quel maledetto sorso d'acqua.
- Ci ha provato con te?- chiese, passandosi la manica sulle bocca per asciugarsi.
- Non te l'avrei detto così se avessi saputo di farti rischiare l'affogamento.- commentò Anna perplessa - Stava ovviamente scherzando, dopo la morte di Margaret non ha più avuto alcun tipo di relazione con nessuno.-
Il ragazzo annuì.
- Credo di capire.-
Gli occhi di lei scintillarono nella penombra della stanza, riflettendo le lingue guizzanti che danzavano nel camino.
- No, non credo. Tu hai perso tuo fratello, tuo padre e infine tua madre, ma questo è un dolore diverso. In un modo o nell'altro è qualcosa che puoi superare, sono cari che sapevi in un modo o nell'altro che avresti perso. Io lo so, li ho persi anche io, è un dolore terribile, ma piano piano lo superi, un passo alla volta, è un modo brutale di lasciare il nido, ma si può andare avanti. Quando perdi la persona con cui hai deciso di passare il resto della tua vita è diverso, ti aspetti di vivere con lei fino all'ultimo giorno, fino all'ultimo respiro. Per alcuni c'è un dopo, un nuovo amore, e allora puoi ricominciare a respirare, ma altri, come Beatrix, scelgono di indossare un lutto invisibile, mettere su una maschera di serenità e continuare a vivere solo per uno scopo, a cui si aggrappano con tutte le loro forze: per molti è la vendetta, per Beatrix è la verità.-
Silenzio.
Vincent non era sicuro di aver capito fino in fondo il discorso di Anna e non era nemmeno convinto di riuscire a condividerlo appieno, tuttavia si sforzò di comprendere il suo punto di vista.
- Temo di non essere d'accordo, ma capisco cosa vuoi dire.- disse senza troppa convinzione.
Lei mangiò un po' di panna con il cucchiaino e poi bevve un sorso di cioccolata.
- Nemmeno io sono sicura di condividere questo pensiero. È qualcosa che di Beatrix anni fa, quando ancora era la mia insegnante e credo...che al tempo mi colpì, anche se non in senso positivo, ma col tempo ne ho saggiato la veridicità.- sospirò - Ad ogni modo non volevo tediarti con questo genere di discorsi...-
Il ragazzo incrociò le gambe, mettendosi più comodo sul cuscino del divano.
Aveva scoperto di essere diventato molto più elastico nell'ultimo mese, riusciva a eseguire posizioni dello yoga che un tempo aveva creduto fossero state studiate più per i gatti che per gli esseri umani.
- No, dicevi di te e Beatrix.- la imbecco, temendo potesse cambiare idea.
- Già...- le dita di Anna sfiorarono il taccuino nero sulle sue ginocchia - La notte che ti ho trasformato mi trovai da sola con Beatrix e lei mi offrì un'alleanza, al fine di trovare delle risposte di cui avevamo entrambe bisogno. All'inizio stentai a credere nella sua buona fede, ma dopo aver scoperto della morte di Margaret seppi di avere davanti una sincera alleata...-
Vincent si passò una mano tra i capelli e sospirò.
- Anna, ti rendi conto che non ho capito nulla, vero?-
Lei posò la tazza sul tavolinetto davanti al divano e si voltò verso il Cucciolo, raccogliendo le gambe sul divano.
- Lo so, dammi tempo...è più complicato di quello che può sembrare.- disse piano - Stanno succedendo alcune cose nella Comunità che ad oggi non dovrebbero più accadere: nell'ultimo mese ci sono state tre esecuzioni e almeno due avvistamenti di Famelici. Senza contare che il Senatore Bishop dell'Africa del Sud è scomparso nel nulla e potrei addentrarmi ancora in altri esempi che potrebbero tuttavia apparirti meno rilevanti, ma che per occhio esperto sono ancora più allarmanti. Beatrix sostiene che tutto questo sia collegato e che a sua volta abbia uno stretto legame con fatti accaduti molto tempo fa, quando ancora ero una ragazzina.-
- Non sono sicuro di aver afferrato fino in fondo, anche perché il tempo in cui tu eri una ragazzina era tipo il 1600, ma non è questo il punto. Pensate ci sia qualcosa di losco, va bene, quindi quale sarebbe il piano?- domandò lui sinceramente confuso.
La ragazza sbuffò.
- Non ne ho idea Vince.- commentò rassegnata - Beatrix sta cercando di tenermi all'oscuro delle trame principali che costituiscono quest'intricata ragnatela in cui ci siamo andate a invischiare; ritiene che non sia il caso che entrambe rischiamo di sapere troppo...anche se poi sostiene che io sia in una botte di ferro per via del mio retaggio familiare...onestamente sono piuttosto confusa anche io...-
Vincent si passò la mano sul viso cercando di fare mente locale.
- D'accordo, dammi un attimo per fare il punto della situazione: Beatrix ritiene che ci sia qualcosa che non va nella società e comincia a cercare...informazioni?...che possano supportare la sua tesi. Chiede il tuo aiuto e tu, nonostante abbia passato la maggior parte della tua vita da sola con un esercito di gatti decidi di aiutarla senza avere la benché minima idea di quale sia lo scopo di tutto questo. Quindi supponendo che quando avevi da fare delle commissioni per conto tuo stessi indagando su un misterioso problema è rischiando di metterti nei guai la domanda è: cosa ci guadagni?-
Un triste e distante sorriso stiracchiato distese le labbra della ragazza.
- Risposte, come ti ho detto.-
Il silenzio allungò le suo dita sulla stanza lasciando che a parlare fosse solo lo scoppiettio pacato del camino.
Anna appoggiò la testa contro il cuscino dello schienale del divano e lasciò che le palpebre calassero sui suoi occhi.
- Il nostro mondo ruota attorno a un delicato equilibrio di potere e di controllo. È questa la ragione per cui nonostante il passare dei secoli i Patriarchi trovano qualsiasi stratagemma per mantenere la loro superiorità sui trasformati. I Roth hanno commesso l'errore di voler appianare il dislivello tra le due parti e hanno pagato col loro sangue e con quello dei loro discendenti a prescindere che si trattasse di discendenza diretta o indiretta. Non è stato solo per il piacere di viaggiare che mi sono spostata tanto nella mia vita, né la mia vicinanza saltuaria ai Sapiens piuttosto che ai Vampiri è stata casuale: avevo paura...e non solo, ma per ora accontentati di questo. Io ho visto come funziona la Comunità, quali sono le forze che contano davvero e chi invece è destinato solo a essere schiacciato e quanto sia facile schiacciarlo: basta un dubbio, la parola giusta al momento giusto e un poco di terrore disseminato tra le masse...Sapiens e Vampiri non sono poi così diversi. Non voglio restare ancora a guardare mentre altri pagano senza motivo.-
- Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio.- sussurrò lui ripensando alla frase che Beatrix gli aveva mostrato quella mattina.
- Edmund Burke...da quando lo conosci?-
Il giovane sospirò rassegnato.
- È una cosa che ha detto Beatrix...comincio ad assomigliarle...-
Anna scosse la testa quasi divertita.
- Cosa è cambiato tanto da farti decidere di intraprendere questa strada?- le chiese lui.
I grandi occhi blu della ragazza si incrociarono con quelli viola del giovane.
- Probabilmente sto invecchiando, non ce la faccio più a nascondermi. Ho bisogno di risposte a tanti "perché" che hanno segnato la mia infanzia e poi la mia vita. Ho bisogno di fare qualcosa di buono, anche se dietro a questo desiderio non c'è pura bontà d'animo e altruismo, tutt'altro...chiamalo pure un gesto di espiazione.-
- Sai, a volte mi piacerebbe che tu dicessi le cose chiare e tonde senza fare giri di parole e lasciare frasi a metà, ma penso di dovermi accontentare, per il momento.-
Anna si passò le dita tra i capelli lasciando che un velo di stanchezza attraversasse il suo bel viso.
- Dovrai essere paziente.- mormorò - Ciò che ti sto rivelando ora è importante affinché tu sia preparato in caso...diciamo che potrebbero saltare fuori dei problemi. Per quanto riguarda il resto preferisco rimanga per me, sono fatti personali.-
Lui annuì lentamente.
- Cosa intendi per problemi?- domandò circospetto.
- Se qualcuno deve cercare la verità significa che altri si sono prodigati al fine di tenerla celata, quindi, se davvero la Comunità è marcia, come credo che sia, chi di dovere farà di tutto per nascondere le prove, anche arrivare a condannare un innocente se necessario.-
Vincent sentì ogni muscolo del suo corpo irrigidirsi.
- In che senso condannare?-
- A morte.- rispose lei lapidaria fissandolo dritto negli occhi.
Il gelo penetrò fin dentro le ossa del ragazzo.
- Beatrix è una trasformata.- continuò lei - La sua sposa, che poteva darle una certa protezione politica, vista la sua posizione sociale, è stata condannata per crimini contro la Comunità e quindi completamente screditata. Nel caso in cui ci avvicinassimo troppo alla verità io sono praticamente intoccabile, legalmente parlando, ma la testa di Beatrix sarebbe la prima a cadere. E in ogni caso la mano della Comunità non agisce solo per vie legali. Questo è bene che tu lo sappia.-
Vincent provò a dire qualcosa senza grande successo, così si limitò a scuotere la testa attonito, incapace di trovare le parole corrette.
- Come è possibile che in una società - biascicò alla fine - che si crede tanto superiore, una persona innocente possa morire senza motivo...così...perché ha fatto una domanda di troppo? Come è possibile che non ci sia nessuna legge che tuteli i cittadini in tal senso?-
La Maestra si strinse nelle spalle.
- Sei mai stato in Italia? Quando i criminali sono al potere sono le brave persone che pagano per i crimini degli altri.-
- E tu non potresti fare nulla? Dico, se la condannassero?-
- Purtroppo la mia voce non vale nulla, forse sarò intoccabile, ma ho poca credibilità...sai, la storia del manicomio. Tuttavia farei il possibile e anche l'impossibile se potesse servire a qualcosa.-
- Lo so, sei una brava persona.-
Tacquero.
- Perché mi stai raccontando tutto questo proprio adesso?- chiese il giovane.
Anna accarezzò il quadernino di pelle sulle sue ginocchia a poi, con lentezza lo tese al suo Cucciolo.
- Beatrix mi ha portato questo dal suo viaggio.-
Vincent lo prese tra le mani e lo rigirò un paio di volte.
Era vecchio o meglio antico, rilegato in pelle nera ormai consumata dal tempo, ma nella parte centrale si poteva vedere ancora distintamente una specie di stemma impresso, raffigurante una falena sormontata da un calice in una cornice rotonda. Si potevano leggere anche tre parole.
- Et in sanguine fides...- sussurrò - Che vuol dire?-
- E nel sangue la lealtà...era un verso aggiunto al motto della casata dei Roth, nonché motto della Guardi delle Falene. Quel taccuino appartenne a mio zio, David Roth, era il fratello di mio padre per discendenza indiretta orizzontale...-
- Quindi era il Cucciolo di tuo nonno.-
- Esattamente...aprilo.-
Vincent obbedì.
Srotolò il cordoncino di cuoi che teneva chiuse le pagine del quadernetto e lo aprì: l'inchiostro era ossidato è un po' sbiadito e le pagine erano sottili e fragili, ma si poteva ancora leggerò con facilità quello che vi era scritto, o meglio si sarebbe potuto leggere se non fosse che le annotazioni erano scritte in lingue diverse e a lui sconosciute, senza contare che si trattava di idiomi parlati più di trecento anni addietro.
- Mio zio David era un soldato dell'esercito scozzese, è stato trasformato agli inizi del '400, all'età di quarantacinque anni...inusuale tra la nostra gente. Per mio padre fu una sorta di fratello maggiore e alla morte di mio nonno ricevette metà dell'eredità dei Roth, ma la rifiutò per fondare la Guardia delle Falene. Potrei raccontarti di più della Guardia, ma la verità è che io gli volevo bene perché era un brav'uomo: ci veniva a trovare spesso e passava molto tempo con me...ero una bambina piuttosto solitaria. Gli ero molto affezionata e quando morì lasciò un vuoto profondo nella mia vita...poi di lì a poco anche gli altri cominciarono a morire e imparai a fare a meno del resto del mondo. Credo che tu capisca cosa intendo.-
Il giovane annuì.
- Come è morto?-
- La Guardia fu sterminata. Teoricamente l'identità dei suoi membri doveva essere segreta, ma evidentemente doveva esserci una falla da qualche parte e i nomi trapelarono. I più morirono nelle loro case, come mio zio, alcuni per strada. Altri si salvarono e cercarono di ricostruire la Guardia, ma al tempo i Roth erano caduti e la maggior parte delle famiglie nobiliari che li avevano sostenuti fino ad allora gli voltarono le spalle. Così cominciarono a spargersi delle voci secondo le quali erano stati i Roth stessi a ordinare lo sterminio della Guardia poiché essa stava ordendo un colpo di stato. Secondo le medesime voci erano stati i sopravvissuti della Guardia a sterminare i Roth, ma io so che non è così.-
- Mi spiace, ma questo cosa c'entra col motivo per cui mi hai raccontato di te e Beatrix.-
Annabeth assunse un'espressione nostalgica.
- Mio zio aveva questa filosofia di vita: diceva sempre la verità ai membri della famiglia. A volte non poteva farlo e allora diceva che non poteva dirla, che doveva omettere delle cose, ma non mentiva mai, perché riteneva che le persone che amava meritassero di sapere così da essere preparate...o qualcosa del genere...-
Lui la fissò per qualche istante.
- Grazie.- sussurò infine.
- Non c'è di che.- rispose lei.
Vincent sfogliò le delicate pagine di quel vecchio diario.
Per lo più vi erano brevi annotazioni con la data relativa al giorno in cui erano state prese, ma tra queste sbucavano di tanto in tanto dei disegni: a volte erano fiori, altre volte mani, piedi o altre parti anatomiche, più frequentemente animali, paesaggi e oggetti particolari. E poi i ritratti: quello di una bambina dai capelli ricci che ricordava molto Anna ricorreva più volte, poi quello di un ragazzo giovane accompagnato da una donna dai capelli chiari e con una spruzzata di lentiggini sul naso, un uomo distinto dall'aria corrucciata e poi lei: era l'immagine che più spesso affiorava dalla carta ingiallita, a volte solo come un profilo nell'ombra, o un decoro su un gioiello, ma più spesso come un disegno elaborato. Era una donna dai lineamenti sottili, vestita con abiti per lo più semplici ma raffinati, anche se nella maggior parte dei casi era disegnato solo il suo volto; aveva morbidi capelli ricci e è un bel viso delicato, ma i suoi occhi parevano vuoti, opachi, come se fosse completamente cieca.
- Non ho idea di chi sia.- disse Anna, seguendo lo sguardo del ragazzo che indugiava su quella figura femminile - Ma credo che mio zio le fosse legato in qualche modo.-
- Era una Sapiens?- chiese lui.
- Così sembrerebbe...forse è morto prima di poterla trasformare. Il diario si interrompe il 4 febbraio del 1670, due giorni dopo le Falene sono state sterminate.-
Vincent voltò le pagine fino a trovare quella in cui era raffigurata la bambina.
- Questa sei tu?-
Un sorriso triste solco le labbra della ragazza.
- Sì...-
- Eri una bambina bellissima, cosa ti è successo crescendo.-
Annabeth gli diede un cazzotto sul braccio, ma non poté riuscì a soffocare la risata che ne seguì.

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