domenica 18 gennaio 2015

Capitolo 20 - Desiderio di Normalità

- Quindi...come mai quest'abbigliamento?- chiese Vincent cercando di impedire ai suoi capelli di sbattergli contro gli occhi.
Beatrix sollevò lo sguardo dalla tazza di caffè d'orzo per incrociare quello del ragazzo.
Erano rimasti soli al tavolo sotto la veranda della leziosa pasticceria; in quel momento Annabeth, davanti al banco, stava terrorizzando un povero dipendente che a occhio e croce non poteva avere più di diciassette anni, mentre Sigmund tentava inutilmente di mitigare la situazione con tutta la cortesia che gli era possibile.
Di certo non le poteva dare torto: il caffè di quel locale faceva veramente schifo e dal momento che non si poteva negare in alcun modo, forse era stata una pessima idea da parte del ragazzetto sostenere che magari fosse Anna a non capirci nulla.
Vincent si sentiva in parte responsabile: avevano scelto quel posto per la qualità delle paste, che in effetti erano veramente eccezionali, e purtroppo lui si era scordato quanto La ragazza potesse diventare irascibile se contraddetta di prima mattina, soprattutto se non aveva assunto la giusta dose di caffeina.

Beatrix posò la tazza e prese un biscotto glassato dal vassoio.
- Ti pare così strano?- chiese.
Il forte vento si portò via il tovagliolino su cui era posato prima che potesse afferrarlo.
Era una giornata ventosa e uggiosa, una di quelle giornate fredde e smorte che ti fanno implorare per una bella scrosciata d'acqua, ma sperare in una soffice e candida nevicata.
A Vincent sarebbe piaciuta una bella nevicata: per la prima volta dopo tanti anni avrebbe potuto giocare nella neve come un ragazzino in perfetta salute, come quelli che gli capitava osservare dalla finestra quando era bambino. Era qualcosa che aveva desiderato da sempre e ora che poteva voleva approfittarne. Senza contare poi che adesso riusciva a sopportare molto meglio il freddo.
- Un po' in effetti.- rispose lui posando la testa sulla mano, il gomito poggiato sul piano di ferro - In genere tendi a metterti cose tipo quella che indossa oggi Anna. Così sembri quasi una normale liceale.-
La fanciulla sorrise con soddisfazione.
- Bene, allora sono riuscita nel mio intento.- commentò - Ho fatto visita a un liceo di prima mattina e lo scopo era cercare di evitare di attirare l'attenzione.-
Vincent assunse un'aria dubbiosa.
- Ho detto quasi, Beatrix.- sottolineò.
Modificare un po' il suo abbigliamento e assumere un atteggiamento diverso non avrebbe certo fatto passare inosservata quella curiosa fanciulla: non sapeva ben dire cosa fosse di preciso a renderla così caratteristica, ma se c'era una cosa di cui era certo era che appena Beatrix entrava in una stanza tutti si accorgevano della sua presenza. Non era il modo di vestirsi o di acconciarsi i capelli, ma qualcosa di più radicale. In primo luogo vi era qualcosa nel suo aspetto che la distingueva da qualsiasi donna avesse mai incontrata in precedenza: era bella, questo era certo, ma di una bellezza particolare, ipnotica, inquietante. Il tratto a cuore del suo viso, i suoi enormi occhi penetranti, la struttura esile e delicata del suo corpo che pure lasciava spazio alla morbida curva del seno e dei fianchi, richiamavano un'aura di antichità che la faceva sembrare inarrivabile. A questo poi si aggiungeva quel suo impeccabile portamento, l'aggraziata e disinvolta compostezza ed eleganza che Beatrix metteva nel muoversi, nel sedersi e nel parlare, quelle movenze e quella postura che le più brave ballerine di tutto il mondo mettevano anni ad apprendere è che a lei venivano così naturali, rendendola unica nel suo genere.
- Tu sei un ragazzo attento e perspicace, Vincent, ma la maggior parte delle persone vede solo quello che vuol vedere, quindi nel mio caso un normale liceale un tantino disadattata.-
- Immagino tu abbia ragione.- convenne lui - Ciò non spiega che ci facevi in un liceo, non credo tu abbia bisogno di recuperare qualche anno sui banchi si scuola.-
La fanciulla prese un altro biscotto e lo spezzò a metà, posandone una parte nel piattino di fronte a sé.
- Ci sono dei Vampiri che non esistono sulla carta.- disse con calma - Non sono nei registri della Comunità e neanche tra quelli degli Indipendenti. Capirai che rintracciarli non è facile, ma non è impossibile se qualcuno di indica la direzione giusta. Come capirai, tali soggetti devono necessariamente mescolarsi ai Sapiens per sopravvivere, di conseguenza hanno bisogno di un titolo di studio per trovare un lavoro e potersi mantenere. In questo caso specifico mi è stato fornito il nome del liceo che questa persona ha frequentato, cosa che mi ha permesso di portare a termine piccola, ma fruttuosa ricerca.-
Vincent allungò una mano per prendere un muffin ai mirtilli, era stufo di aspettare gli altri e visto che anche Beatrix pareva non preoccuparsene decise di approfittarne.
D'altro canto la cosa sembrava protrarsi per le lunghe: il ragazzino era sparito e ora al suo posto c'era un tipo che aveva tutta l'aria di essere un responsabile, il quale, dall'atteggiamento che pareva avere da quella distanza, non sembrava stare affatto migliorando la situazione.
- Quindi l'hai trovata?- domandò lui prima di addentare il dolcetto.
Lei sospirò.
- Purtroppo no. Per meglio dire ho scoperto alcune cose utili, ad esempio il fatto che si è diplomata nel 2000 e che per un certo periodo ha risieduto in una casa famiglia non molto fuori città. Tuttavia, nonostante ora io conosca il suo volto e qualche altra utile informazione, la pista si è interrotta bruscamente. Pare sia o sia stata legata a una ragazza che tuttavia non riesco a trovare né tra gli studenti, né tra il personale scolastico.-
Vincent annuì pensoso.
- Magari posso aiutarti, io mi sono diplomato nel 2001, magari la conoscevo.-
La fanciulla esitò e si voltò verso la vetrata.
All'interno Anna aveva appena afferrato per il colletto il responsabile e lo aveva trascinato sul bancone, mentre Sigmund ammirava la scelta di paste nell'espositore con tranquilla noncuranza.
- Non credo che la tua Maestra sarebbe d'accordo, lei preferisce che tu stia fuori da questa storia.- osservò.
- Beh, a parte il fatto che non sarò io a dirglielo- rispose lui alzando le spalle - Non serve che mi metti al corrente di tutto, basta un volto è un nome, magari ti dò una dritta, magari non ci capisco nulla. Mica devo sapere che state combinando tu e lei nei vostri incontri segreti.-
Lei lo fissò per una manciata di secondi, un po' dubbiosa è un po' divertita, poi poggiò quello che restava del biscotto nel piatto e si pulì le mani prima di chinarsi ad aprire la borsa.
Sotto lo sguardo curioso di Vincent ne trasse un vecchio annuario, lo sfogliò fino alla pagina che le interessava e puntò il dito su una piccola fotografia di una ragazza dai capelli scuri.
- Agata Parker.- disse - Come ti ho detto, ora so che volto ha, quanti anni sostiene di avere e quale aspirazioni avesse per il suo futuro tra i Sapiens, ma non dove trovarla. Però...- girò pagina - Qui c'è un piccolo rompicapo che non ho ancora risolto.-
Nella pagina successiva c'era un'altra foto della ragazza, questa volta un po' più grande è accanto una dedica firmata "Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio. Rosemary Laine"
- Edmund Burke.- disse Beatrix - La frase è sua, quindi non so chi sia questa Rosemary né questa Agata a conti fatti. Tu hai qualche idea?-
- Ti stupirò.- rispose lui mentre uno strano sorrisetto compariva sulle sue labbra - Non so nulla di una Agata Parker, ma in quanto a Rosemary Laine non mi sorprende che tu non l'abbia trovata.-
La fanciulla aggrottò le sopracciglia presa alla sprovvista.
- In che senso?-
- Rosemary Laine non è una persona, ma un posto.-
Rimasero a guardarsi, lui soddisfatto e lei attonita.
- Sul serio?- chiese mentre la sua espressione passava da incredula a entusiasta.
- Serissimo. È una vecchia fabbrica tessile che ha chiuso negli anni trenta, credo che adesso la zona si chiami Green-qualcosa Park, è stata ribattezzata dopo quello che è successo.-
Lei raccolse le mani in grembo e si mise comoda.
- Hai la mia più totale attenzione.-
Vincent esitò: non sapeva se sentirsi più gratificato o più strano all'idea di essere a conoscenza di qualcosa che Beatrix ignorava completamente.
- Beh, è accaduto parecchio...diciamo qualche tempo fa. Avevo circa dodici anni al tempo e Rosmary Laine era molto famosa tra i ragazzetti della mia età; ci andavano per fare delle prove di coraggio. Al tempo si diceva che chi vi entrava dopo il tramonto spariva nel nulla senza lasciare traccia. Non so come andò di preciso, ma credo che dei miei compagni di classe litigarono con dei ragazzi di terza e...non ricordo come ci si finì, ma due di questi di terza dissero che avrebbero dormito a Rosemary Laine per provare che non c'era niente ed eravamo solo dei cacasotto. Fatto sta che la notte seguente dormirono alla fabbrica e da allora nessuno li ha più visti. Trovarono le loro cose, ma di loro neanche traccia. In compenso, in una specie di buca nei locali seminterrati trovarono ossa e resti umani per un totale di almeno una ventina di corpi. Ma del responsabile e dei due ragazzi neanche l'ombra.-
- Interessante. E ricordi nulla riguardo al tipo di lesioni sulle ossa e ipotesi di qualche genere?-
Vincent soprassalì sentendo la voce provenire dalle sue spalle.
Anna lo guardò divertita con una mano poggiata sulla spalliera della sua sedia, mentre con l'altra teneva il cappuccino.
Lui accennò un sorriso prima di ricordarsi dell'annuario e girarsi di scatto. Rimase perplesso: quando era stato che Beatrix l'aveva messo via?
- Come avete risolto alla fine?- chiese la fanciulla impassibile.
Sigmund si sedette alla destra della sorella, posando sul tavolo un altro piccolo vassoio di dolci.
- L'ha condizionato.- rispose lui.
- Oh, bene, era da un po' che non facevo colazione gratis.- rispose lei tutta contenta.
Anche Anna si sedette con aria infastidita.
- Quello che mi infastidisce è la maleducazione, non tanto l'errore in sé, che può anche capitare ogni tanto.- sbuffò - Parliamo d'altro: allora, ricordi qualcosa?-
Lui ci pensò un po' su: non era certo che fino a un paio di mesi fa avrebbe saputo rispondere, ma da quando era mutato la sua memoria era notevolmente migliorata e non solo per quanto riguardava i nuovi avvenimenti, ma anche per quello che riguardava il passato, anche remoto.
- Uhm, mi sembra che dissero che le ossa erano state spolpate vive...no, no, aspetta, peggio. Dissero che i corpi erano stati smembrati quando le persone erano ancora vive e mangiata da degli animali. Però ricordò che si parlò di cannibalismo e anche di paranormale perché la forma dei morsi assomigliava a quella di scimmie o addirittura di arcate umane, ma i denti, soprattutto i canini erano più lunghi e affilati.-
Anna e Beatrix si scambiarono un'occhiata d'intesa.
- Famelici.- commentò quest'ultima.
Il ragazzo fece scorrere lo sguardo sulle facce preoccupate dei presenti.
- Cioè?-
I fratelli Swift guardarono male la sua Maestra.
Queste sono le basi, Annabeth, gli devi spiegare queste cose.- osservò Sigmund.
- Ci stiamo arrivando.- si difese Anna - Ieri gli ho spiegato cosa è un'Infante.- si rivolse al Cucciolo - - Fino a lì ci sei, no?-
- Sì sì.- rispose lui annuendo.
- Bene: gli infanti non possono generare Cuccioli, come ti ho detto ieri, per via del fatto che, essendo stati trasformati prima della completa maturazione sessuale, il virus è più instabile e subisce mutazioni notevoli, sia nelle sequenze codificanti, sia per i loci di attacco a livello del DNA.- notò l'occhiataccia di Beatrix e decise di tagliare corto - Ad ogni modo i Famelici sono aberrazioni, ossia i Cuccioli degli Infanti. Hanno caratteristiche particolari: sono generalmente molto alti, ma stanno curvi per via delle deformità scheletriche; sono scheletrici e spesso hanno anomalie oculari che vanno dalla semplice cecità alla totale aplasia dei bulbi oculari, hanno la mandibola dislocata con denti appuntiti e canini non retrattili e lunghi artigli ossei. Sono estremamente fotosensibili, l'esposizione al sole causa loro enormi bolle ed estese ustioni. Ma la cosa più importante è che non sono creature pensanti: non hanno le strutture corticali superiori del cervello, ma sono quelle di base che servono per muoversi, respirare, controllare gli organi. Sono bestie perennemente affamate che si nutrono di sangue e carne uccidendo qualunque cosa o persona a trovino sul loro cammino.-
Un brivido gelido corse lungo la schiena del ragazzo.
- Perché creare delle cose del genere?- chiese sconvolto.
- C'è lo chiediamo tutti.- rispose Beatrix.
Anna prese un sorso del suo caffè.
- In realtà c'è un motivo.- rispose - Pare che i Famelici generati da Infanti Cuccioli, ma meglio ancora da Infanti trasformati da meno di cinquant'anni, obbediscano agli ordini del Maestro dell'infante che li ha generati. Tipo grossi cani rabbiosi, certo, ma ubbidienti.-
- Lo sai per certo?-
Il piccolo gruppo si voltò verso Beatrix: aveva cambiato espressione, facendosi improvvisamente seria in volto, quasi tesa.
- Per certo no, purtroppo non ho avuto l'autorizzazione ha concludere i miei studi in merito, ma ho avuto modo di osservare questo comportamento, quindi io personalmente ne sono abbastanza sicura.-
La fanciulla si fece silenziosa, lasciando che gli altri si scambiassero occhiate interrogative.
- Ad ogni modo.- chiese Sigmund - Cosa volete fare?-
- Vorrei visitare quel negozio di dischi che ha aperto la settimana scorsa.- disse Anna - Pare tengano diversi vinili e tu sai quanto li adoro.-
- Forse la musica è la cosa più vicina all’amore. Ti eleva. Personalmente mi dà le emozioni più vicine a quelle che provo quando mi sento innamorato. Ludovico Einaudi. - commentò Beatrix riprendendosi dal suo alienamento - Ma io preferisco suonare che ascoltare. Sai se tengono degli spartiti?-
- Gli strumenti li hanno.- rispose Vincent.
- Oh, allora la meta è approvata.-
Senza dover dire altro si alzarono, mettendo il un sacchetti o di carta paste e biscotti avanzati dalla colazione per poterli mangiare più tardi, mentre Anna si portò via il caffè che si era fatta mettere appositamente in un bicchiere termico d'asporto.
- E per questa sera? Vi fermate a cena da noi?- chiese Sigmund.
- No, stasera non possiamo.- rispose la ragazza - Devo assolutamente finire la lezione di tedesco a Vince e dobbiamo fare l'albero che già siamo in ritardo.-
- Direi.- commentò Beatrix - È importante che tu gli tramandi le nostre tradizioni. Domani invece cosa fate? Vi andrebbe di andare in piscina?-
Vincent fece per rispondere con entusiasmo quando incrociò gli sguardi della sua Maestra e di Sigmund: il primo era evidentemente sorpreso, mentre l'altro era a metà tra il perplesso è il terrorizzato.
- Ma stai dicendo davvero?- chiese lui.
- Perché in piscina?- domandò l'altra attonita.
La fanciulla sospirò con aria di sufficienza senza smettere di camminare.
Intrecciò le dita delle mani dietro la schiena, come era suo solito fare, prima di rispondere.
- Sì, sono seria e perché no? A Monaco e poi a Londra ho avuto modo di passare un po' di tempo con Cedric in piscina e ho scoperto che è un'attività piuttosto piacevole. So che da queste parti dovrebbe esserci una piscina ad acqua riscaldata per il relax e il divertimento, quindi ho ritenuto potesse essere una buona idea condividere quest'esperienza.-
- Io vengo.- si propose subito il ragazzo - Ho anche il costume, l'avrò usato tre volte in vita mia.-
I due si voltarono verso i loro accompagnatori aspettando una risposta.
- Io non mi metto in costume.- disse Sigmund.
- Tu non hai un costume.- osservò Anna.
- Motivo in più.-
- Oh, non essere sciocco.- rispose lei poggiandogli una mano sul braccio - Neanche io ce l'ho, ma siamo in centro e non sarà difficile trovare un negozio che li venda.-
L'espressione dell'uomo passò da contrariata a disperata in meno di un secondo.
- Non dirai sul serio...- mormorò inerme.
- Certo che dico sul serio.- rispose lei - Facciamo così: tu ed io andiamo a comprare un costume e poi ci vediamo tutti davanti al negozio di musica.-
- Mi pare un'ottima idea.- confermò Beatrix - Andiamo, c'è un posto che ti voglio mostrare.-
Prese Vince sotto braccio e lo condusse per una strada secondaria a palla loro destra, lasciandogli appena il tempo di salutare con un cenno della mano.
Sigmund li fissò allontanarsi incapace di concentrarsi su nient'altro che non fosse l'attività a cui sarebbe stato costretto a dedicarsi l'indomani.
- Ti prego, dimmi che è solo un trucco per sbarazzarti di loro.- mormorò l'uomo in tono piagnucoloso.
- Per nulla, tua sorella ha avuto un'ottima idea.- rispose  Annabeth - Su, vieni, conosco un posto qui vicino.-
Lui la seguì rassegnato.
Sapeva bene che la sua opinione aveva pochissima rilevanza quando si trattava di sua sorella o della sua più cara amica. In realtà non poteva neanche lamentarsi troppo dal momento che le due ragazza non lo costringevano certo con chissà quali mostruosi metodi coercitivi, piuttosto era lui che finiva sempre per accontentarle. Nella sua testa era solito definirle "le sue bambine", avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederle felici, anche sentirsi ridicolo per una mezza giornata.
Annabeth lo guidò in un negozio di intimo e costumi da bagno.
Dopo aver scacciato un paio di volte una commessa invadente cominciò a spulciare tra i costumi da uomo: sapeva bene che se non si fosse occupata lei di trovare un modello per Sigmund lui da solo non avrebbe combinato nulla.
- Colore?- chiese.
- Nero?- domandò lui completamente indifferente.
Lei gli lanciò un'occhiata divertita.
- Cerca di collaborare.-
L'uomo sospirò.
- Credo che ora tu stia chiedendo troppo. Piuttosto, come mai tutto questo entusiasmo?-
Annabeth si strinse nelle spalle.
- Beatrix ha avuto un'idea carina. Ho sempre amato nuotare e credo sia da diverso tempo che non lo faccio...almeno non per diletto. Prova questo.-
Gli passò uno slip nero semplice facendolo diventare paonazzo.
- Spiegami, dovrei presentarmi in piscina con questo domani?- chiese imbarazzato.
- No, quelli vanno sotto, sopra ci devi mettere i calzoncini, ora va così.-
- E tu come lo sai?-
- L'ho visto in un film con Vince.-
L'uomo sorrise.
- Vedi, è questo che intendevo. Una volta la sola idea di condividerà l'aria con un altro essere umano ti avrebbe disgustata, mentre ora convivi con un'aitante giovanotto, fai vita sociale...stai cambiando.-
Lei sospirò scuotendo la testa.
- Non sono così convinta. E ad ogni modo non mi sembra di aver mai avuto problemi a "condividere la mia aria con te.-
- È vero.- convenne lui - Ma è altrettanto vero che non potevi vedere mia sorella e ricordo bene che dopo una giornata con Lloyd mi dicesti che avresti avuto bisogno di un bagno caldo e un paio di giorni di meditazione. E a te piace Lloyd.-
D'accordo, non ero molto socievole, ma tutti possono cambiare idea. Che ne dici di questi?-
L'uomo osservò i pantaloncini sempre neri con delle righe bianche di lato.
- Beh, vada per il minore dei mali.-
Annabeth gli diede una pacca sulla spalla divertita e si dedicò ai bichini da donna esposti.
Uno dei motivi per cui adorava quel posto era che tutti i capi erano divisi per ordine cromatico, così non doveva impazzire per cercare quello che voleva.
Scelse un due pezzi di un bel blu scuro, era da molto che non comprava un capo del genere.
- Devo convenire con te.- disse Sigmund riprendendo il discorso - Ma un tempo non avevi neanche la voglia di provare a cambiare idea. Quando la solitudine si faceva intollerabili passavi un paio d'anni in compagnia di un Sapiens e poi riprendevi a vagare in compagnia dei tuoi gatti. Ma lui l'hai scelto, ti se preso la responsabilità di occupartene e questo ti ha cambiata, Vincent ti ha cambiata in meglio.-
Uno di quei rari, strani sorrisi comparve sulle labbra della ragazza, uno di quelli che portavano gli occhi a vagare su pensieri distanti.
- Vincent è normale; lui fa cose normali, parla di cose normali, si emoziona in modo normale...e questo ai miei occhi è straordinario. Riesce a calmarmi, a farmi ridere e a farmi apprezzare le piccole cose di ogni giorno. Credo che il punto sia di avere voglia di un po' di normalità.-
Sigmund sorrise.
- In tal caso, bambina mia, dovresti smettere di complottare con mia sorella perché se la conosco questo può portare a tutto tranne che la normalità.-
Annabeth sbuffò e lo spinse verso i camerini.
- Questa è l'ultima cosa ti cui parleremo oggi, vai a provare il costume.-

- Mi sarebbe piaciuto esserci.- commentò Vincent.
Beatrix inclinò la testa un poco di lato e sorrise con fare furbetto.
- Non temere, col tempo girerai tutto il mondo. Sei poco più che un bambino tra la nostra gente, hai tutto il tempo.-
Vincent sospirò.
Sperava fosse vero o tutte le ore di lezione che stava facendo con Anna sarebbero andate sprecate: gli stava insegnando cinque lingue diverse contemporaneamente e tutte le volte che lui provava a lamentarsi lo minacciava di mandarlo da Beatrix a imparare il latino.
- Di sicuro Anna ha grandi progetti.- commentò -Tra le lingue, la letteratura, la sociologia e il resto a volte mi domando come faccio a ricordare tutto.-
- In realtà è molto semplice.- rispose lei assumendo la sua caratteristica aria saccente - Il tuo cervello si è modificato dopo la mutazione, espanso addirittura. Le pieghe al suo interno sono molto aumentate, aumentandone quindi la superficie totale, ma quelle che sono prolificate a dismisura sono le interconnessioni tra le varie strutture che rendono più facile l'apprendimento e potenziano la memoria.-
- Tu dici?-
La fanciulla rise di fronte alla sua faccia perplessa.
- Non ti fidi forse?- chiese divertita.
- Oh, ciecamente, è solo...non me ne sono accorto.-
Lei annuì.
- Il punto è che è capitato a te. Questi cambiamenti, seppur repentini, sono avvenuti nel tuo corpo in modo relativamente graduale e questo si è adattato naturalmente. Ad esempio, appena mutato, i tuoi occhi erano azzurri con qualche sfumatura viola, ma adesso sono del tutto viola.-
- Me lo ricordo, penso sia la prima cosa che mi hai detto. Ho sempre scordato di chiederti come mai ti avesse colpito tanto.-
Le dita di Beatrix spostarono una ciocca di capelli dietro l'orecchio della ragazza, mentre i suoi occhi e le sue labbra assumevano una piega malinconica.
- È una caratteristica dei Turner. I discendenti della linea verticale diretta dei Turner hanno tutti gli occhi viola; è raro anche tra i Vampiri. I Roth invece hanno i capelli rossi.-
- L'ho notato.-
Rimasero qualche secondo in silenzio. Vincent non sapeva bene cosa dire quando veniva fuori la defunta moglie di Beatrix nelle loro conversazioni, non sapeva mai bene se lei volesse parlarne oppure se preferisse cambiare argomento.
- Suono il piano.- disse ad un tratto la fanciulla.
- Come?- domandò lui perplesso.
Lei ridacchiò.
- Sì, non l'hai chiesto prima con Sigmund e Annabeth, ma avresti voluto. Sai dovresti studiare uno strumento, ti farebbe bene.-
- Anche riposare un po' non mi farebbe male.-
- Non posso darti torno.-
Saltò giù dal muretto di cemento e si sgranchì la schiena.
- Andiamo, quei due a quest'ora avranno finito.- fece un paio di passi e poi si fermò - Ma dimmi, poi avete dato un nome ai nuovi micini?-
Anche lui si alzò in piedi.
- Non ancora. Anna ha detto due mesi e due mesi saranno.-

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